recensioni dischi
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THOMAS FRANK HOPPER  "Paradize city"
   (2024 )

A un anno esatto da “Bloodstone”, alla fine del 2023 è tornato il rocker e bluesman belga Thomas Frank Hopper. Il nuovo album si intitola “Paradize City” e incarna una proposta rock più solida e muscolare rispetto a quella con cui l’avevamo conosciuto.

Le canzoni sono dieci e si esauriscono in poco più di mezz’ora, consentendo di scorgere in maniera limpida i riferimenti principali dell’artista, da Jack White, ai Queens of the Stone Age, dai Royal Blood ai Rival Sons.

Strutturalmente, i brani conservano forme classicheggianti, con riff robusti e strofe muscolari che conducono verso ritornelli a presa decisamente rapida, mentre il cantato appare molto ben integrato col contesto e ispirato alle declinazioni più nobili e classiche del rock.

Il disco si apre con brani istintivi e immediati (“Troublemaker”, “Tribe”), ma si spinge anche verso altri lidi: i suoni decisamente aciduli e retrò di “Chimera”, gli scenari vagamente desertici e dal gusto southern di “Back to the Wild”, con un fortissimo afflato blues, riconoscibile distintamente anche in “Crossroads”.

Il punto di rottura del disco è “Dog in an Alley”, una ballata acustica che è anche fra le più belle espressioni del secondo lavoro lungo firmato Thomas Frank Hopper. “Paradize City” si attesta un livello costantemente buono grazie a un songwriting di qualità, che tiene sempre viva l’attenzione e saldo il legame con il rock nella sua forma più pura. (Piergiuseppe Lippolis)