KAMA "Dalla certezza alla puodarsità"
(2024 )
L’ironia come stimolo per pensieri critici, e lo svincolarsi da obblighi discografici per viaggiare in totale autonomia, può generare dischi di un certo spessore creativo, come quello di Kama (Camattini Alessandro), polistrumentista che sfoggia la sua arte sempre e comunque all’interno della trincea.
E lo fa senza l’affanno degli elogi ma, quando questi arrivano, è perché giungono da ascoltatori attenti ed analitici, che non si fan scippare il pensiero dall’omologazione generale, ben consapevoli e percettivi nel captare la verità con certezza cristallina: quella rara, schietta, estraibile in ogni nota dei 14 brani del suo terzo album “Dalla certezza alla puodarsità”, rilasciato dalla Moquette records.
Il menù, che traccia percorsi di synth, pop e folate di r&b e rap, è (tendenzialmente) un elenco tagliente di critica sociale ma, non mancano episodi che stemperano di buon ordine il mood vissuto. Tra strumenti analogici, suoni ambientali e digitali, si apprezzano episodi come la titletrack, “Come falene” (con il feat. di Lele Battista), “Sto zitto” e “Gino” che, nonostante l’alone oscuro, lascia sempre trapelare un filo di speranza, mentre torna ad agitar le acque con l’insolita ritmica di “Banzaai”, l’invettiva giornalistica di “Banane” e, soprattutto, la pregiata presenza di Edda in “Non passerà”, che porta il brano su livelli schizoidi ed imprevedibili.
Le portate sul ricco desco prevedono altre pietanze saporite con “Allontanare” e “Ma yo no”, con il giusto malumore sottotraccia. L’alacrità con la quale Kama ha generato “Dalla certezza alla puodarsità” è alquanto ingente, poiché tiene a cuore 3 aspetti importanti: 1) quello di ridare dignità alla musica ormai massacrata dalla “liquidità” (digitale e pecuniaria); 2) proporre una tracklist che non stimoli lo “skippare” brani semplicemente riempitivi; 3) L’invito a fermarsi per (ri)dedicare a sé stessi riflessioni riequilibranti, smembrati da un’epoca vorace di tempo e furti d’anima. (Max Casali)