ROBERTA TONDELLI "Tutta ‘a vita affacciata all’ammore"
(2024 )
Quando tira aria di “vintage” non mi tiro mai indietro, non perché io sia un “rimpiantista” ma, semplicemente, perché respirare quell’effluvio di arte sincera e spontanea mi calamita non poco l’attenzione immediata.
Era impossibile resistere all’attrattiva di un album come “Tutta ‘a vita affacciata all’ammore” di Roberta Tondelli, poiché in esso la cantante campana mette in atto tanti gustosi ingredienti che rimandano a vissuti non classicamente nostalgici ma con slancio verace per trovarsi perennemente affacciata su panorami ottimistici colmi d’amore, come fosse un tramite imprescindibile per rinvigorirlo maggiormente ed attualizzarlo.
In primis, l’omaggio che l'artista fa è quello ad Eugenio Bennato, autore del singolo “Muri’”: un brano implementato in Lei da sempre e che nel disco figura in una versione passionale e ancor più immortale, mentre l’altro singolo “Non ti so rinunciare” è un afflato disperato per un’importante “liason” finita, ma la bravissima singer di Torre del Greco ci fa vivere un sentimento comune con aneliti di rinascita.
Toni vellutati vestono le trame del trittico “Canzone per Laura”, “Quello che vorrei” e “Angelo”, mentre un caldo clarinetto permea l’umore di “Doje parole”, in sinergia con Monica Sarnelli, ed è tutto un rifiorire di ottimismo cangiante. Invece, con “’Na canzuncella doce doce”, sposta l’asse sonoro su sentieri jazzy-funk per tracciar ancor più ampiamente la sua visione ideativa di un’opera artigianalmente autentica che non suscita la “Voglia di uscire” da casa.
Ma (purtroppo) questa è la traccia che sigilla la chiusura di un bell’udire: fidatevi! E’ bene sapere che parliamo di un’artista con un prestigioso background “da sogno”, ossia... che se lo sognano in tanti: e, nonostante ciò, la grandezza di Roberta è insita proprio nell’umiltà profonda, palesata in 11 perline espresse con un vernacolo accessibile e stiloso, tutto... anema e core. (Max Casali)