recensioni dischi
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LA TERZA CLASSE  "Us"
   (2024 )

Il viaggio come dogma ideologico, e la voglia di continua esplorazione on the road, è l’eterna miccia che muove e accende ancora il fuoco del collettivo partenopeo La Terza Classe, riscontrabile nel nuovo album “Us” edito dalla Soundinside Records.

Va tosto detto che le nove tracce incluse sono efficacemente equilibrate tra stati d’animo diversi, i quali ricalcano le variabili delle nostre anime e per questo in sintonia col mood umano globale. Benchè la formula tra folk, country e blues possa risultare semplice, dobbiamo piuttosto pensare che la band porta avanti un discorso impegnativo, che lega le tradizioni musicali d’America e terra patria, con una vigilanza compositiva rispettosa per entrambe.

I ragazzi esprimono, da subito, la loro indole di “anima libera”, calando il nostalgico assetto country di “Free soul”, ma presto pronti a virare verso il folk carezzevole di “Dream for you”, mentre un banjo gioioso incasella la struttura “armonica” di “During my walk”, soffiata con garbo.

Notando piacevolmente che profumi di John Denver si diffondono nell’aere di “Be with you”, tuttavia è “Broken frame” a salire sul podio delle migliori tre del lotto per meriti assemblativi, colmi di humus a stelle e strisce. Le restanti due medaglie da assegnare se le aggiudicano la vibrante “Pier song” e lo splendido gospel verace di “Who will save my soul”, che pennella un viscerale narrato black.

Cala il sipario, meditando attorno al falò di “The Trick”, come se fossimo scaldati ed avvolti dalla maestosità del Gran Canyon. Di certo, con La Terza Classe si ha sempre la convinzione che quella suonata in “Us” non sia farina di sacco italiana ma, sorprendentemente, lo è: e ciò non fa che alimentare la nostra fierezza di elargire a loro applausi tricolori. (Max Casali)