recensioni dischi
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STEFANO ATTUARIO  "Nemesi"
   (2024 )

L'ascolto di questa "Nemesi", primo disco solista del cantautore comasco Stefano Attuario, mi sorprende in modo positivo e devo dire che, a parte alcuni dettagli, mi convince.

La caratteristica principale che ne misura la cifra originale è l'attitudine, molto personale, dei testi, che esprimono la necessità della ricerca di un equilibrio attraverso la narrazione di dolori, fragilità, lotte interiori, deliri, che contribuiscono a costruire la rinascita interiore.

Il filo conduttore psicologico ne rende molto coerente il mood; si potrebbe definire tranquillamente un concept album. Il titolo, d'altra parte, essendo piuttosto impegnativo e filosofico, lascia poco spazio all'immaginazione o alla leggerezza.

Altra importante componente è la precisa produzione affidata ad una "vecchia conoscenza": Max Zanotti (anche lui comasco), ex leader del gruppo alternative rock/post punk Deasonika. Riconosco influenze piuttosto importanti che riconducono ai Marlene Kuntz, Diaframma, The Cure, sento anche Bauhaus, il nume tutelare Bowie del periodo berlinese incombe... e questo lo apprezzo.

Le ritmiche sono spesso incessanti ed ossessive, con suoni di chitarre apparentemente datate ma rese molto fruibili da arrangiamenti molto efficaci e calibrati... percepisco ispirazioni e fraseggi "Smithiani" e "Frippiani". La scrittura musicale non è comunque mai eccessivamente "dark", spesso si aprono melodie e riff inaspettati.

A parte qualche piccola increspatura nella metrica ed in qualche accento, il tutto scorre in modo armonico creando una simbiosi vera fra testo e musica. La vocalità di Stefano Attuario è pure a fuoco. Tutti i brani sono validi e coerenti. Quello più rappresentativo a mio parere è "Insana Illusione", settimo in scaletta, con rime originali e un giusto mix di suoni di chitarre trattate, ritmiche in loop ed un pizzico di elettronica.

Cito anche il brano iniziale "Un demone la mia morale" ed il successivo "Perle ai porci", efficaci nella loro argomentazione e nelle sonorità crude e minimali. Un ruolo importante lo occupano anche due ballate psichedeliche come "Vello d'oro" e soprattutto "Ciechi cavalli", rispettivamente terza e nona in scaletta. Quest'ultima traccia, in particolare, raggiunge un alto livello espressivo facendone a mio avviso il brano musicalmente più riuscito a livello armonico, con quelle fantastiche piccole distorsioni di chitarra in eco.

La dimensione live non potrà che portare maggiore valore a questa nemesi. Voto 7 e 1/2. (Roberto Celi)