ROSGOS "No place"
(2024 )
Fondamentalmente melanconico, appena ammantato di un’aura retrò che rimanda a certa wave anni Ottanta, ma corredato di sonorità adatte ai tempi, “No Place” ripresenta in splendida forma Maurizio Vaiani, artista cremasco di lungo corso, già nei Jenny’s Joke all’inizio degli anni Zero, indi protagonista assoluto del progetto RosGos, qui al quarto capitolo della sua luminosa parabola.
Terzo album negli ultimi quattro anni, “No Place”, su etichetta Beautiful Losers, arricchisce ulteriormente il percorso iniziato con l’asciutta essenzialità di “Lost in the desert” (2020) e proseguito con l’ambiziosa complessità del concept “Circles” (2022), cesellando i suoni e rifinendo con classe una musica non facilmente inquadrabile, figlia sì di molti padri, ma declinata seguendo un estro peculiare, frutto di spiccata sensibilità al servizio di una scrittura varia e sfaccettata.
Tra il battito pulsante del singolo “My Cure” in apertura ed il commiato à la Mark Lanegan dei quasi sette minuti in minore di “I Still Need You” - lanciata, poi spezzata ed infine ripresa in una coda languida e sospesa ad incorniciare una ballad mirabile - c’è un piccolo mondo intimo e palpitante che brulica sotto la superficie di brani inclini alla melodia e ad una certa pacata rilassatezza.
Album generalmente morbido e pacificato, si concede solo sporadiche escursioni in territori meno congeniali, producendo comunque risultati apprezzabili, sia nella ruvida “Unexpressed Love”, memore di mr. Osterberg, sia nell’incalzante beat sintetico della title-track, che azzarda e sperimenta, ma con garbo e misura; suadente la cadenza rallentata di “Doll”, ammaliante il passo felpato di “Shelter”, toccante l’atmosfera afflitta di “Bleeding Souls”, episodi raffinati ed eleganti che fluttuano, ben protetti, all’interno di una comfort zone presidiata con stile e personalità. (Manuel Maverna)