CANAAN "Ai margini"
(2024 )
A sei anni di distanza da “Images from a Broken Self”, sono tornati i Canaan. Il nuovo lavoro si intitola “Ai margini” e prosegue quella ricerca in direzione darkwave e ambient, con basi elettroniche cupe e inquiete che fungono da perfetto tappeto per le elucubrazioni sospese tra esistenzialismo e nichilismo in salsa spoken word.
“Ai margini” è un lavoro di atmosfere fredde che insegue una certa linearità e che, rispetto al passato, rinuncia anche alle distorsioni di chitarra, creando una suggestione lunga un’ora e oltre. Gli undici brani, in questo caso, non presentano quelle (seppur sottili) linee melodiche che emergevano nei lavori passati almeno nel cantato, cercando di porre l’accento, come effettivamente accade, su una forma di darkwave che attinge dall’ambient e che sfocia anche in quella che a volte è definita “coldwave”.
“Ai margini”, di fatto, è un disco di ostinato minimalismo, che intende suggerire sensazioni di straniamento e che ci riesce senza fatica: il titolo comunica idee di isolamento, che sono in parte quelle dell’ascoltatore, il resto lo fa la musica e tutto il dolore che questa versione dei Canaan porta in dote con sé.
“Ai margini”, in altre parole, è uno dei passaggi più difficili della discografia della formazione milanese, ma anche per questo uno dei più affascinanti: i Canaan cambiano ancora, ma riescono a rimanere sempre perfettamente riconoscibili. (Piergiuseppe Lippolis)