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ANTONELLO LOSACCO  "Worlds beyond"
   (2024 )

Ci sono i bassisti che se la menano, per il basso a cinque corde. “Eh sì, perché la quinta corda arriva al Si sotto il Mi basso, senti che lavatrice!”. Schiaffeggia la corda extra, e trema il pavimento. Ma perché accontentarsi di cinque corde? Perché non sette, magari andando più in alto?

Senza arrivare all'esagerazione del Chapman Stick, Antonello Losacco suona il basso a sette corde, sfruttandone quindi anche le possibilità melodiche, e col suo trio jazz basso – batteria – vibrafono pubblica “Worlds beyond”, uscito per GleAM Records.

Alla batteria Vito Tenzone, al vibrafono Vitantonio Gasparro, e come ospiti il sassofonista Roberto Ottaviano e la voce di Badrya Razeem, che canta nel quarto brano, “Clouds and trees”, pronunciando una semplice “i”, senza parole. La melodia cantata segue il tema del vibrafono, e si tratta di un brano sognante e “aperto”, cioè dove sembra di non toccare mai un accordo fondamentale, che “chiuda” il brano. Inizia e finisce sospeso, dopo un crescendo di batteria tribale.

È in 7/8, così come “Guarda lontano” è in 5/4, con la batteria che fa controtempi che generano poliritmia. Qua e là, sembra di ascoltare arpeggi e melodie di chitarra, ma non c'è nessuna chitarra, è sempre il basso di Losacco. Il vibrafono è protagonista virtuoso in “I tuoi occhi”, mentre ne “La doppia ora” gli arpeggi di basso indicano la direzione.

C'è molta uniformità nel trio, oltre che una predilezione per i tempi dispari. In “Havona” il vibrafono accende un effetto di tremolo, che rende il suono più liquido, e tra unisoni a sorpresa e lick quasi rock, il brano procede intrigante nella sua iniziale lentezza scandita, e poi diventa una corsa frenetica.

Losacco continua a simulare la chitarra con “L'attesa”, mentre il sax riscalda il brano finale “Autumn Tales”, dove è accompagnato dal solo basso, ottenendo una certa intimità. Tra progressioni e modulazioni, la formazione di Antonello Losacco evita la prevedibilità ad ogni costo, ma il costo c'è: quello di non sentire mai che una composizione arriva ad un punto. Si vaga in un'incertezza armonica, che forse è anche la sua volontà espressiva. Per amanti del jazz ricercato, e della sua fumosità. (Gilberto Ongaro)