NINO SCAFFIDI "A un pesce che esce"
(2024 )
Ama il mare, collezionare conchiglie e gusci di varia natura, viaggiare per poi tornare nelle location che l’hanno colpito per perpetrare riflessioni importanti. Tendenzialmente, si tratta di un artista multitasking, che si delizia nel curiosare nelle svariate proposte che la vita propone in superficie ed in profondità.
Nino Scaffidi è un cantautore passionale ed artigianale, che giunge a debuttare con un album particolare come “A un pesce che esce”, uno di quelli che ti fa capire che ci possono ancora essere dischi sopraffini.
Dunque, cos’avrebbe di particolare? Eleganza narrativa, ascolto stellato per palati fini, toni visionari ma vibranti, e miniatura estrosa di nove brani sempre pronti all’empatia subitanea, inframezzati da alcuni “incastri”, tratti dall’opera radiofonica di Giorgio Pressburger “Giochi di fanciulli”, che aduna diverse scritture per l’infanzia, a tal punto che Nino ne resta affascinato ma con un’analisi inconsueta, cercando di estrarne non solo la parte edulcorata che tutti conosciamo, ma anche il risvolto oscuro, malizioso e (ahimè!) cattivo.
All’ingresso, Scaffidi ci accoglie “Ambarabaciccicocò”, gustosa filastrocca adesiva che riporta indietro le lancette del bel narrare che fu, mentre per i due singoli scelti “Fondamento nani” e “Conchiglia” l'artista opta per la strada del minimalismo strumentale, tanto basta per suscitare emozione. E fa bene Scaffidi a non abbandonare tale modalità per tutto il tragitto dell’opera, perché il taglio artigianale che sceglie necessita di pochi tocchi incorniciati ad arte, e gli intermezzi bizzarri inseriti sono quelle ciliegine che ornano il contesto per renderlo ancor più magnetico, per farci riassaporare il mondo infantile che l’adulto ha obliato troppo presto.
Perciò, ringraziamo episodi come “Uh uh botte”, “Canzone storta”, “U misteru”, “Amelie” e altre stravaganze di lucida follia. D’altronde, quando si parla di vita, con tutte le sue implicazioni e declinazioni in antitesi, nel preventivo c’è che per vivere occorra, comunque, quel pizzico di follia per portare avanti un’avventura ad ostacoli ma decisamente affascinante. Non dimentichiamolo. (Max Casali)