S.C.I.O. "Discorsi distorti"
(2024 )
Niente chitarre per Stefano Scioni, in arte S.C.I.O., ex leader degli UDE - Uscita Di Emergenza. Lui è bassista, e per come utilizza le sue corde, è più che sufficiente. Uscito per Overdub Records, l'album “Discorsi distorti” mostra tante potenzialità del basso, come spesso si indagavano nel rock alternativo anni '90. Dal vivo, oltre alla batteria, è presente un secondo bassista.
Tra distorsioni, e diversi modi di suonare le corde, il suono del basso assume spesso sembianze di chitarra, ma anche diventa effetto atmosferico, come nel finale della lunga traversata di “About Brunale”. Ogni tanto compaiono parole, dove servono, e sono anche riflessioni pese, come in “Pseudoumani”: “Il riflesso del tuo display ti conosce meglio, meglio di lei. Controlla le tue voglie, umilia le tue noie, di riflesso, quello che sei”. Oppure il parlato di “Primo Cielo”, che scandaglia la volta celeste: “Le deboli onde della costellazione Sagittario. (…) Il cielo terso mi ha fatto scoprire Andromeda (…) bisognerebbe agire come loro per evitare la stagnazione. Innamorarsi delle stelle, ma subito farne a meno. Piuttosto implodere, svanire dentro un buco nero (…) troppe incessanti parole che creano discorsi distorti, preferisco i suoni ormai”.
La maggior parte dei brani è strumentale. Il discorso è talmente profondo ed esistenziale, che si esprime meglio coi suoni. Anche se in “Respiri verso l'alba”, abbiamo una misteriosa voce che parla in spagnolo: “La gente màs sensible es la màs vulnerable”. Poi accenna più volte alla “glàndula de la cosciencia”, la famosa ghiandola pineale. Ecco perché è meglio comunicare con la musica: la ghiandola pineale storicamente è considerata sede dell'anima, e/o della coscienza, e se ne discute spesso in ambito esoterico. Il mistero si contempla meglio, col silenzio.
S.C.I.O. crea situazioni dilatate, con fasi di attesa che precedono una fase esplosiva. Come “Blade the colours”, dove la prima metà del brano è preparazione per la seconda, così come in “Le prigioni di Jaco”. “Tra le tue parole” è un rock acido degno dei C.S.I., mentre incursioni elettroniche caratterizzano il sound industrial di “Elettronoia” e il simil-trip-hop di “Nostalgia e DNA”. Brani come “Conquiste” si delineano in un ambient distorto e inquietante, sorretto dagli oscuri riff di basso.
“Il colore verde, la quinta musicale, il calore” sono parole che circondano e attraversano l'enigmatico pezzo “La luce di Rol”, pronunciate con quel trucco che ti sdoppia la voce (chorus). Più o meno questo è l'andamento, coerente anche negli altri pezzi, dai titoli sempre ermetici e allusivi: “Il sole è solo mio”, “Sasha corri”, “Riferimenti in circolo” e “Dorotea”. “Discorsi distorti” è un viaggio mentale e corporeo, tramite il basso elettrico, lo strumento che meglio sincronizza entrambe le dimensioni. (Gilberto Ongaro)