recensioni dischi
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LAURENT PETITGAND + SCANNER + GEINS'T NAÏT  "Et il y avait"
   (2024 )

I suoni industrial utilizzati in chiave ambient, sono la chiave per entrare in questo lavoro, “Et il y avait”, uscito per Ici d'ailleurs / Mind Travels Series, e firmato Laurent Petitgand, Scanner e Geins't Naït.

Petitgand ha collaborato con il regista Wim Wenders, mentre Geins't Naït è un progetto attivo nella scena sperimentale. Assieme, si uniscono a Scanner, nome d'arte di Robin Rimbaud, che abbiamo già incontrato in passato, mentre univa e diffondeva reali conversazioni telefoniche rubate (http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=6424), con un'attenzione sociologica al dato acustico della realtà.

L'insieme di queste tre menti genera quello straniante paesaggio sonoro che ascoltiamo, in tracce come “Et après”, tra voci che parlano e si rimbalzano nelle cuffie, rumori sintetici che compaiono in loop, ma senza connotazione ritmica. Nonostante la circolarità degli elementi, sembra che essi “accadano”, come un evento, più che come una composizione.

Tra i titoli, noi non possiamo fare a meno di notare “Italia LP4” e “Italia Scan LP2”, che però ci lasciano il mistero sul collegamento logico con il Bel Paese. Ci sono campionamenti orchestrali che ampliano lo scenario prettamente da zona industriale ascoltato finora, ma non decresce la sensazione di straniamento.

Vagando in questi suoni, ci si imbatte più volte in voci che si sentono come da un diffusore alla stazione, con una lontana eco. In “Hey man scan” la voce si raddoppia e sembra un allarmante richiamo all'attenzione, mentre si avvia in crescendo un rullante quasi militare, e rumori elettronici fluttuano nello spazio.

“Idiot Scan LP1”, su un cupo fondale, ospita una voce elettronica fatalista: “We cannot control it, (...) things happen anyway”. Inserti di viola appaiono in alcuni brani, tra cui il conclusivo “Picass LP1”, in contrasto (o a completamento) con l'arrangiamento glaciale e industrial. L'ambient di questo trio non è accomodante, ma è denso e fa porre domande a chi ascolta, senza imporre risposte. (Gilberto Ongaro)