recensioni dischi
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EMBRYO  "Live im Wendland"
   (2024 )

Ironici gargarismi e vocalizzi, il moood funky, l'aria dinoccolata che strizza l'occhio a formazioni storiche come la Mahavishnu orchestra di John McLaughlin e ai Weather Report, lo sperimentalismo all'insegna di un sincretismo appassionato di esplorazioni e ricerche, mai snob e che non vuole mai strafare, insomma con un gran senso della misura, dell'equilibrio, dell'armonia nella costruzione delle frasi.

E il risultato è nel complesso una fusion musicale che è all'atto pratico un tenace e corroborante massaggio sonoro alle orecchie e alle tempie, quanto di meglio a mio modesto avviso per iniziare bene l'anno in serenità, letizia e, perché no, anche un pizzico di sano ottimismo, nonostante l'aria truce delle nuvole minacciose all'orizzonte.

Ecco un buon disco, un buon movente, una buona palestra che solletica sensi e mente, una palestra sonora da frequentare dopo gli eccessi della fine anno e per evitare di precipitarsi di nuovo nel baratro della melassa di rumori e cacofonie assortite che ci circonda e che ci assedia...

Astenetevene quanto più siete in grado e fatelo con garbo e misura grazie a queste otto tracce contenute nel nuovo album degli Embryo, megacollettivo gestito a Monaco dal geniale Christian Burchard e cresciuto negli anni e che ha le sue radici (e si sentono eccome) nei mitici Seventies del secolo scorso. Una summa sonora di cinquant'anni di suggestioni, interferenze, innesti e ibridazioni quanto mai salutare.

Un tappeto sonoro su cui meditare, far l'amore, avvoltolarsi, scaldarsi e sudare, che non stonerebbe affatto nella trasmissione "Battiti" di RadioTre nelle mitiche playlist che ci propone Pino Saulo. Voto 8,5. (Lorenzo Morandotti)