recensioni dischi
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OPANDOLFO  "Patterns"
   (2024 )

OPandolfo è il moniker di Ólafur Josephsson, musicista islandese di stanza a Reykjavik appena entrato nel roster di Sound in Silence. L’artista ha da poco debuttato con “Patterns”, un lavoro di dieci brani per poco più di mezz’ora di durata, realizzato anche grazie all’aiuto di alcuni amici e colleghi.

L’idea alla base di “Patterns” è la ricerca di un ostinato minimalismo e della ridondanza di alcune soluzioni per approdare in territori pop, in parte bagnati anche da folk e aperture ambient.

I brani cantati sono solamente quattro, con “In My Way” che spicca, mostrando ottime intuizioni in fase compositiva. Il pattern, come concetto non solo musicale, torna spesso anche nei titoli, quasi a raccontare una dichiarazione d’intenti: la chitarra nella sua purezza è al centro del discorso e disegna linee ricorrenti, la strumentazione di contorno aggiunge progressivamente elementi altri.

Non è un caso che fra le influenze dichiarate di OPandolfo ci siano Steve Reich e Terry Riley, ma c’è autenticità nella proposta di OPandolfo, comunque capace di approdare in territori che non danno la sensazione di essere già troppo esplorati.

Dalle luci di “Not so” alle riflessioni più cupe di “Did I Disappoint You”, passando per il rigore geometrico di “Logical Patterns”, l’opera prima di OPandolfo è un lavoro suonato e composto bene, probabilmente il preludio a un bel percorso artistico. (Piergiuseppe Lippolis)