recensioni dischi
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NU-SHU  "Dox"
   (2023 )

A otto anni dalla pubblicazione dell’EP d’esordio, sono tornati i salentini Nu-Shu, il duo formato da Giuseppe Paskone Calabrese (basso e cori) e Carmine Tundo (batteria e voce).

Dopo aver lavorato intensamente ad altri progetti artistici (La Municipàl e Jack in the Head, in particolare), i due musicisti hanno ripreso il filo di un discorso che si colloca nell’orbita di uno stoner piuttosto psichedelico, con qualche ricamo elettronico ad arricchire ulteriormente la proposta.

“Dox”, il nuovo capitolo della storia dei Nu-Shu, comprende dodici brani sospesi fra Queens of the Stone Age e Morphine, conservando sempre un forte livello di tensione fra gusto rumoristico, urgenza sperimentale e massicce dosi di acidità.

La partenza è affidata al passo pesante e alticcio di “Vangelia”, mentre si chiude mezz’ora dopo con “La mia vendetta” e la sua atmosfera ovattata e claustrofobica, ma persino timidamente danzereccia. Nel mezzo, sono tanti gli spunti interessanti: il blues psichedelico e grezzo di “Glena”, l’effettistica di “Lorelai Jedi” e “Purple Mexico”, che ci trascina di peso negli scenari desertici del Centro America, sono gli acuti principali di un disco comunque privo di passaggi fuori fuoco.

Il nome Nu-Shu, al ritorno in grande stile dopo ben otto anni, si iscrive di diritto nella già vivace scena psych nostrana, arricchendola di una proposta originale nelle idee e granitica nell’esecuzione. (Piergiuseppe Lippolis)