recensioni dischi
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CAPITANO MERLETTI  "Medusa"
   (2023 )

Capitano Merletti è il moniker di Alessandro Antonel, cantautore e polistrumentista veneto. Il suo nome circola da qualche anno, e già “Shortwaves from the U.F.O. Channel” del 2018 aveva messo in luce qualità interessanti, in una proposta artistica che attinge da una psichedelia molto anni Sessanta e dalle declinazioni più moderne del folk.

A fine novembre, Capitano Merletti è tornato con “Medusa”, un album (doppio) che comprende un totale di ventuno brani, già di per sé una dichiarazione d’intenti chiara e una sorta di presa di distanza involontaria dalla ragion di mercatura della musica (italiana) contemporanea.

“Medusa”, sin dalle primissime battute, trascina in un mondo rarefatto e pastellato, dove una quantità di influenze notevole converge, plasmando un suono che però rimane organico, coerente e che non finisce mai per essere imitazione pedissequa di altro. Dai Big Thief a Simon & Garfunkel, dai Byrds a Beirut, dai Beatles ai Beach Boys, “Medusa” è un disco di echi e suggestioni, dove c’è spazio anche per stilemi dal genere ribattezzato americana, ma anche per una forte vena cantautoriale.

Si parte con “The Summer Is Always New” e il suo senso di sospensione dolce, rasserenante, con un cantato delicatissimo perfettamente calato nel contesto, e si chiude settanta minuti dopo con una crepuscolare “Sunday”, in compagnia di Dnezzar. Nel mezzo, la quantità di spunti e di idee indovinatissime è davvero importante: “Always Needed Something”, insieme a Emma Grace, con la sua psichedelia educata, poi l’uptempo a presa rapidissima di “Earth Eyes”, quindi la pop(edelia) allucinata di “The Girl with the Sun in Her Eyes”, e poi il suono liquido di “Looking up at the Tall Mystery of the Trees”, dove la musica sembra sciogliersi come un orologio di Dalì.

“Sandy Hair in Summer Rain” e il suo incedere sognante, insieme a “Every Time I Turn around You”, con il suo rock’n’roll filtrato dalle consuete traiettorie lisergiche, sono invece i momenti migliori del finale. Nel complesso, “Medusa” funziona, convince e non stanca: Capitano Merletti si conferma un artista ispirato e tecnicamente molto dotato, con un lavoro fra i più ambiziosi dell’anno musicale italiano. (Piergiuseppe Lippolis)