recensioni dischi
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MATER  "Vear"
   (2023 )

Son convinto che le bands che si divertono di più ed incassano maggiori soddisfazioni personali, sono quelle che perseguono la diversità nel loro ventaglio stilistico: e ciò si avverte all’istante quando realizzi che un prodotto scorre a meraviglia senza tedio strisciante.

Dal quartetto bolognese dei Mater arriva la riprova di quanto suddetto, visto che i 4 brani che compongono il loro secondo e.p. “Vear” deliziano i timpani con concrete e fantasiose idee.

L’asserzione in essere viene sùbito testimoniata dal vincente singolo “Lollipop”, dai dettami British e chitarre misurate ma forbite di vistosa ricchezza espressiva, mentre “I lied” abbraccia un lieve oscurantismo ma animato da un mood intenso e vibrante di riffs in odore di U2, però con visceralità esaltante: e lo dico apertamente per non sottrarre meriti alla formazione felsinea, dal momento che ne ostentano già un bel po' e non hanno proprio nulla da dimostrare, visto che la tavolozza del pokerino servito in questo inizio dicembre splende di colori sgargianti.

Non manca la scrittura accorata nella splendida “Feels like home”, dark-ballad che ritrae connotati di amarcord d’infanzia che lasciano il segno, ma che incarnano il pronto riscatto per le notti perse a riflettere sui propri dolori.

Altro giro, altra sorpresa: la giostra dell’e.p. ci porta nella notturna “Nothing”, capace di sferrare colpi vocali con ferocia assistita, tanto per mettere in chiaro che nulla è prevedibile, e che questi ragazzi non temono sbandate in curva.

Bravi, quindi, nel non caldeggiare schemi scontati, che li portano così a mostrarsi a testa alta, anche a costo di rischiare qualcosina in termini di aff(abilità). Se non è garanzia questa… quindi, non cercate in giro altre assicurazioni: in questa, troverete il vantaggio di un massimale alto. (Max Casali)