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DANIELE SEPE  "Poema 15"
   (2023 )

Scomparsi. Come fanno migliaia di persone a sparire nella stessa notte, senza lasciare alcun avviso? È quel che è successo nel 1973, in Argentina, il famigerato fenomeno dei desaparecidos. Un colpo di stato militare depose il governo di Salvador Allende, e migliaia di studenti, sindacalisti e lavoratori furono presi direttamente a casa loro, coraggiosamente di notte, e senza dare spiegazioni ai familiari. Imprigionati, torturati e assassinati, molti gettandoli in volo sull'Oceano Atlantico. Tra le vittime, ci fu anche il musicista e poeta Victor Jara, e forse pure il poeta Pablo Neruda (le circostanze di quest'ultimo decesso non furono mai del tutto chiarite).

Cinquant'anni dopo, il compositore napoletano Daniele Sepe recupera musiche tradizionali e d'autore, e poesie sudamericane, tra i repertori più battaglieri. Quindi, in “Poema 15”, sentirete ritmi latini e la loro allegria musicale, ma nessuna vena festaiola o atmosfera da spiaggia. La strumentazione è tutta filologicamente pertinente, tra percussioni, arrangiamenti di flauti e sax, e cordofoni squillanti, come quelli di “Canzone per Jara”, uno dei due brani a firma Sepe, con ospite Shaone, e il suo rap partenopeo. Gli altri brani sono cantati in spagnolo e portoghese, da Emilia Zamuner, ad eccezione della bonus track finale, “Italia bella mostrati gentile”, che appunto è in italiano: “La fame ci ha dipinto sulla faccia, e per guarire non c'è la medicina”.

La voce di Zamuner ci trasporta nelle emozioni di brani come “Alfonsina y el mar” e “Lamento Borincano”. “El Aparecido – Canción para el Che”, già dal titolo ha la doppia valenza di dedica a Che Guevara, e riferimento contrario ai desaparecidos di sopra, come colui che invece è “apparso”, a dare una speranza agli ultimi. E chi sono gli autori di questa canción? Musica di Victor Jara, testo di Pablo Neruda.

Stessa cosa per “Poema 15”, di cui la cantante canta prima, terza e quinta strofa, quelle che iniziano con “Me gustas”, e che apprezzano il silenzio della persona amata, che comunica tantissimo: “Déjame que te hable también con tu silencio”. È chiaro che in realtà si stia parlando del silenzio delle persone scomparse, della loro assenza. E questo è il fulcro di tutto l'album, non a caso questa è la titletrack e non a caso si trova al centro della scaletta.

Nelle fasi musicalmente più ricche, ci si concedono digressioni jazz, con gli assoli di piano elettrico, come nel “Sueño con serpientes” di Silvio Rodríguez. “Confians” è un tradizionale assolutamente da brividi, con un coro suggestivo, che ricorda le migliori esperienze world di Ivano Fossati.

Poesia e musica per ricordare nel migliore dei modi la lotta dei popoli contro le ingiustizie del potere. E l'Argentina, ma anche la Bolivia, e insomma molti paesi del Sud America, per molte ragioni storiche, sono da sempre esempio, per il resto delle nazioni in sofferenza. E, come dice il testo di “Sueño con serpientes”, tutti sappiamo chi è il serpente! (Gilberto Ongaro)