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KAAMOSMASENNUS  "Le jour ne se lève plus"
   (2023 )

Kaamonsmasennus è il moniker dietro al quale si cela il polistrumentista francese Julien J. Neuville, al debutto su label Bitume con le quattro lunghe tracce di “Le jour ne se lève plus”, buio, caliginoso condensato di musica cupa e soffocante, immersa in atmosfere plumbee di varia ascendenza.

Al crocevia tra doom ben più che funereo, rigurgiti di ambient virata noir, suggestioni tardo-gotiche e ingorghi psych, in quaranta minuti sì opprimenti, ma non privi di oscuro fascino, va in scena una lenta discesa agli inferi che sa di miti nordici, paganesimo e tenebra: ispirato da un lungo soggiorno invernale in Finlandia (“Kaamons-masennus” è il termine che indica la depressione stagionale causata dalla interminabile notte polare scandinava), l’album indugia in rallentamenti catacombali su cadenze mortifere, trafitte da un mai sopito gusto per la melodia – ampia e circolare – a segnare il perimetro di un album crepuscolare, eppure ravvivato da una insistita ricerca di armonie intriganti.

Quattro monoliti sorretti da un’architettura semplice ed essenziale, ma tremendamente efficaci nel dipingere un eden rovesciato a tinte fosche, si lasciano scalfire a tratti dal canto di Julien, un growl profondissimo, ma non minaccioso: piuttosto, curiosamente in sintonia ed in simbiosi con la natura tempestosa evocata da questa satura, incombente densità.

Echi di Loop (“L’Esprit de l’hiver”), Wolves in The Throne Room (“First Snow”), Fields of The Nephilim (“Kaamonsmasennus”) si addensano in un milieu a suo modo elegante, mai brutale; al fin della licenza, collassano negli undici minuti a passo marziale della conclusiva “La symphonie des éléments”, tra synth chiesastici e distorsioni massicce, preludio al lungo finale estatico, sospeso sulla nera notte dell’anima. (Manuel Maverna)