HILDE MARIE HOLSEN "Ediacara"
(2023 )
Riuscite a immaginare la Terra circa 600 milioni di anni fa? Si parla di ere geologiche, quando la vita ancora non c'era sulla terraferma, ma già proliferava in acqua. Piccoli organismi pluricellulari, simili a meduse, dai nomi simpatici come il tribrachidio, ma soprattutto la spriggina! Macciao spriggina, vieni dallo zio... anzi no, sciò, va via, che brutta!
Ebbene, la trombettista Hilde Marie Holsen ha tratto ispirazione da queste lontane creature, oggi fossili, che fluttuavano nel mare. Uscito per la Pelun Records, il suo nuovo lavoro “Ediacara” è composto da tre brani, che portano il titolo di tre ere geologiche susseguitesi: “Ediacara”, “Kambrium” e “Ordovicium”, che durano circa 16, 6 e 12 minuti circa.
Ma non aspettatevi una musica ambient per la voce narrante di Super Quark. Holsen fa elettronica live, e queste tre tracce sono improvvisazioni con la tromba. Senza sequenze prefabbricate, la musicista sfrutta ogni possibilità sonora e rumorosa dello strumento, per creare una fitta tessitura di gorgoglii, respiri, battiti, fino ad ottenere dei fondali sottomarini, a volte cupi e a volte scintillanti, sui quali poi esegue note lente e dolci. Il suono evoca e rappresenta questi organismi antichi.
Particolarmente efficace è il secondo brano, “Kambrium”, dove, dopo aver realizzato una sorta di “polverina” rumorosa, ad un certo punto il suono melodico della tromba sembra “nascere”, sorgere, risvegliarsi, come Venere dalla conchiglia. Il cambriano, tra l'altro, è l'era più famosa per la sua “esplosione” di vita, nel senso che le “poche” forme che già esistevano, generarono un'improvvisa accelerazione di biodiversità, uno sviluppo esponenziale (anche se non tutta la comunità scientifica è d'accordo, grazie Wikipedia). Dunque, è curioso, aver realizzato quest'effetto di “nascita” musicale, proprio in questa traccia.
Sono di parte, quando qualcuno propone musica “immersiva”, perché quello dev'essere la musica: un'occasione per immergersi, negli abissi di sé o dell'esistenza... non per emergere. Mi riferisco alla logica capitalistica e competitiva, che fa chiamare i musicisti sconosciuti “emergenti”, come se emergessero dal “fango” dell'anonimato, in gara contro gli altri. Meglio la musica a scopo “immergente”. Sto andando fuori tema, ma questo concetto lo metterei sempre, come il prezzemolo.
E comunque, quest'esperienza immersiva è ottenuta con una sola tromba. Chapeau! (Gilberto Ongaro)