recensioni dischi
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ZAGARA  "Checosarimane"
   (2023 )

Alla vigilia dei trentanni, l’artista catanese Zagara (Giuseppe Meli) si regala l’e.p. d’esordio “Checosarimane”: un titolo che non è un refuso, ma un voler testimoniare che, tra passato e presente, tutto è legato nello stesso significato di unire, ricordare e mai obliare nulla, poiché Giuseppe sa bene che tutto gli è stato indispensabile per definire il suo presente con le 5 tracce dell’opera, che si snoda tra condotte indie, pop, new-soul e moderno R&B, costruite con fitto background, vissuto tra palchi e svariate manifestazioni itineranti.

Considerate il mini-disco come una sorta di diario aperto, teso all’osservazione più recondita delle sue esperienze di vita, nel quale nessuna pagina è stata strappata per dimenticare, magari, risvolti dolenti, ed il tutto è narrato con l’estro di un uomo vissuto. Il paio di brani che fungono da portavoce li ha eletti con “Elisir” e “Libidine”, che mettono bene in vista il suo pentagramma multicolor, spaziando dall’introspezione soul al pop-funk più godibile e spensierato, mentre la sospirosa opener “Serpente” è roba di classe, che viaggia sugli aneliti di Narada Michel Walden.

Invece, per “Copertina” Zagara predilige soffiare con venti indie-pop tra Colapesce e il Max Gazzè più serioso. A chiudere il menù, vien servita la sentimental-ballad di “Piùfortedime” (si, anche questo titolo...tuttoattaccato). E’ una cinquina che Zagara ha estratto sulla ruota di partenza, con il calore di un siciliano d.o.c. che erutta un magma scritturale che, da ora in poi, continuerà a zampillare con cuore verace e spontaneo, come si confà alle belle anime etnee. (Max Casali)