recensioni dischi
   torna all'elenco


LUSITANIAN GHOSTS  "Lusitanian Ghosts III"
   (2023 )

Come suona bene il dandy rock, con antichi strumenti acustici! Se leggete “viola”, vi viene da pensare allo strumento d'orchestra, che si strofina con l'archetto. Ma se ci aggiungiamo quattro aggettivi diversi, cambia tutto: la viola amarantina, la viola terceira, la viola campaniça e la viola beirão hanno una forma simile alla chitarra, e come tale si pizzicano. Il suono è più brillante, a metà strada tra un mandolino e un bouzouki.

Sono quattro strumenti tipici del Portogallo, e infatti la band di cui scriviamo qui sono i Lusitanian Ghosts. Sono in sei, e almeno la metà di loro viene dal Paese accanto alla Spagna (“lusitani” è il nome dell'antico popolo da cui discendono i portoghesi, non lo sapevo). L'album “Lusitanian Ghosts III” contiene canzoni in cui la voce principale ha un'ispirazione chiaramente bowiana, e sebbene accanto a basso e batteria, le armonie sono sostenute da queste tre chitarre chiamate “viole”, l'intenzione rock è del tutto credibile. Basti ascoltare “Catwalk”.

“Dr Ana Maria” rallenta i battiti, dopo brani più decisi come “September” e la opener “The long train”. Gli arpeggi cadenzati fanno apprezzare la dolcezza di cui sono capaci questi strumenti. “Shameless” sembra quasi dei Cure, per come è stata costruita, un pezzo simil new wave in acustico. Ma anche quando accendono la distorsione, gli strumenti non perdono la loro personalità. Di solito, accade che l'overdrive e la distorsione rendano gli strumenti più o meno simili. Invece in “Catwalk” e “Shameless”, si continua a percepire la differenza di pasta.

Un gusto seventies si avverte nel suono di basso, che si sente in “Black wine white coffee” e nella lunga ed emozionante canzone finale “Bright lights”. Il suono generale è ben curato, per comunicare una precisa idea musicale, che riesce a mischiare il già noto del rock, con strumenti tradizionali. Forse questo effetto insolito, è motivato dal fatto che la band si è inizialmente registrata in analogico. E, come cantano in “Pure evil”: “The world is so different now”. (Gilberto Ongaro)