recensioni dischi
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AYA METWALLI & CALAMITA  "Al saher"
   (2023 )

Calamita è il nome del progetto “rock” di Sharif Sehnaoui e Tony Elieh, già membri dei Karkhana e tra le figure di spicco della scena sperimentale Libanese, nonostante il background jazz e impro del primo.

Insieme al batterista connazionale Malek Rizkallah e ad Aya Metwalli, cantautrice, compositrice e sound artist egiziana di stanza a Beirut, il quartetto ha dato vita a un album intitolato “Al Saher”, uscito per Zehra Records.

Nello studio di registrazione della capitale libanese, il quartetto è partito dal repertorio di Oum Khaltoum, cantante soprannominata la voce dell’Egitto, e l’ha rivisitato aggiungendo un tocco personale, che mescola il gusto per il classicismo Tarab e influenze più moderne, che attingono dal free jazz e dal punk rock, ma anche e soprattutto da una forte componente improvvisativa.

L’apertura è affidata a “Hazihi Laylati”, con la voce di Metwalli a introdurre una narrazione che presto assume una piega free jazz da jam session, con le percussioni al centro del discorso e distorsioni e stridori a esprimere un animo anche sperimentale. Nella sua seconda metà, il brano torna a proporre una deliziosa parte vocale prima di una nuova piega jazz che s’increspa fino a proporre idee simil-punk.

“El Khala3 Wel Dala3”, più breve, pulsa di classicismo arabeggiante, prima del trionfo psichedelico di una titletrack aperta da una premessa decisamente più dolce. Nel suo ultimo atto (“Kadni El Hawa”)”, “Al Saher” continua a giocare con una grande quantità di elementi apparentemente anche distanti fra loro, ma a questo punto è inevitabile aver raggiunto un certo grado di familiarità con le evoluzioni improvvisate del disco.

“Al Saher” è un lavoro che non vuol essere in alcun modo semplice, ma che alla fine finisce per convincere e conquistare pienamente. (Piergiuseppe Lippolis)