PARA LIA "In clash with the zeitgeist"
(2023 )
I Para Lia sono francamente adorabili, sotto ogni aspetto.
René Methner (voce e multistrumentista) e sua moglie Cindy (voce), tedeschi di Cottbus, sono una bella coppia, che da diversi anni scrive ed interpreta con invidiabile amalgama canzoni amabili, formando un sodalizio fruttuoso e prolifico, coerente con un’idea artistica ben sviluppata attraverso i lavori fin qui realizzati.
Pubblicato per la berlinese About Us Records, “In clash with the zeitgeist”, terzo album in poco più di quattro anni, mette in fila undici piccole perle all’insegna di un dream pop 2.0 non sempre morbido, fatto di brani intensi e squadrati, lievemente melanconici e sempre melodiosi, vicini sia a sonorità e strutture 90’s, sia a più recenti virate psych, qualcosa tra gli Smashing Pumpkins di “Machina”, i Pains Of Being Pure At Heart, i DIIV di “Is the is are” e perfino i Prefab Sprout periodo “Andromeda Heights”. Ma non mancano suggestioni che rievocano i Cure (“Sunchild”) come i Jesus & Mary Chain più concilianti, in un susseguirsi di ritornelli efficaci, singalong catchy, sonorità equlibrate, ganci accattivanti.
L’impressione è di grande compattezza, dispensata in un florilegio di brani fluenti, orecchiabili, mai sopra le righe, con le due voci fuse in un gioco ammaliante di call-and-response: “All that it takes” plana non lontano dall’Iggy Pop più accessibile, “Will you find me” - cantata da Cindy - richiama le atmosfere sognanti dei Cranberries, “Yellow Rose” rievoca le prime cose dei Black Tape For A Blue Girl, i sette minuti di ''Nagual'' – forse il vertice creativo del disco – sono figli delle armonie languide dei Cowboy Junkies. Chiude l’album una deliziosa reprise per piano, voce e interferenze di “Sunchild”, memore di un intimismo sofferto à la Arcade Fire.
Aspetto curioso: finora i Para Lia, nella loro veste a due, non si sono mai esibiti live. Da oggi in poi, diventano una vera e propria band di sei elementi: il palco li attende, con piacere. (Manuel Maverna)