recensioni dischi
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JARR  "42°"
   (2023 )

Jarr è il nome di un progetto collaborativo avviato da due chitarristi britannici: Yellow6 e Wodwo. Dietro il primo moniker c’è Jon Attwood, protagonista sin dal tramonto degli anni Novanta con un sound che trae ispirazione da space e post rock, elettronica e riverberi. Wodwo, invece, è Ray Robinson, scrittore attratto dalla musica ambient che ha cominciato a produrre già da un lustro.

Da poco, il duo è tornato con “42°”, terzo full length firmato Jarr e pubblicato in edizione limitata con solamente duecento copie disponibili. Idealmente ispirato dalla formazione dell’arcobaleno, il disco si esaurisce in oltre un’ora di suoni contemplativi e riverberati ottenuti grazie ai loop di chitarra, tappeti di musica ambient, delay e trame vagamente distorte che ammiccano allo shoegaze più educato.

Nelle atmosfere sognanti di “42°” si incuneano anche idee post-rock, seppur piuttosto minimali, e traiettorie tra il cosmico e il sognante, in un viaggio che parte all’aurora con “Review”, sale di intensità sulle vibrazioni melliflue e le rarefazioni sabbiose di “Rainbows on Their Curves 1” e si attenua nuovamente sulle meditazioni di “Into the Mist”.

In “Rainbows on Their Curves 2” sembra addensarsi qualche nube all’orizzonte, e nelle trame elettriche ed elettrificate di “The Pavement Sparkles”, almeno all’inizio, le trame rivelano l'arrivo della pioggia. Ma è solo un lento scioglimento verso le nuove aperture luminose di “Rainbows on Their Curves 3”, ultimo atto di un gioiellino di space/ambient che certamente manderà in visibilio i fedelissimi del genere. (Piergiuseppe Lippolis)