recensioni dischi
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KIMEIA  "Words for freedom"
   (2023 )

Quando in un disco, eleganza e fascino stilistico si fondono per ricreare ambientazioni di classe, è davvero tanta roba, soprattutto se sono eseguite da sei elementi sotto la trentina come i bergamaschi Kimeia, capitanati dalla founder-singer Alessia Marcassoli.

La giovane età è già un gran segnale di preparazione ed estro, soprattutto se crei un sound contaminato con freschezza e modernità, riscontrabile negli otto brani del debut-album “Words for freedom”: parole al servizio della libertà, come recita emblematicamente il titolo che vuol apportare dei lodevoli rafforzativi sulla difesa dei diritti civili come uguaglianza ed inclusione sociale.

I ragazzi attingono dai big del soul e del jazz, continuando a far splendere la grandezza di Nina Simone in “Four Women” e “Work song”, elargendo virtuosismi di gran pregio e divagazioni che permettono a Marco Scotti di giganteggiare col suo sax alto, mentre “I wish I Knew how” offre spunti caldi e spensieratezza latin-jazz che passa la mano all’intensità ponderativa di “Strange fruit”.

Benché la seguente “Come Sunday” parta un po' in sordina, poi svetta con suggestivo ambient e strappate di basso confortevoli: Duke Ellington ringrazia dall’aldilà. Invece, “Lost in the star” è un confettino da gustare lentamente, assaporando la soavità vocale di Alessia unita a quella di Alex Crocetta che, tra l’altro, col suo pianoforte dona al brano un pregiato valore aggiunto, mentre i 6 musicisti riservano alla più estrosa del lotto “Soweto Blues” il privilegio di chiudere l’album con tocchi di fragrante fantasia esecutiva , mescolando voci e democrazia strumentale nel rispetto di un brano da top-class.

Se il buongiorno si vede dal mattino, il sole dei Kimeia darà luce sempre più cangiante. (Max Casali)