recensioni dischi
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GREEN LABYRINTH  "Sequences"
   (2023 )

I Green Labyrinth sono una formazione svizzera attiva da circa tre lustri. All’alba dell’estate di quest’anno, la band è tornata con “Sequences”, seconda fatica discografica che arriva a ben nove anni di distanza dal debutto (“Shadow of My Past”).

Il nuovo album comprende nove brani piuttosto articolati, che conservano la loro impostazione progressive metal, ma che si aprono anche a traiettorie sinfoniche.

Si parte con la lunga cavalcata di “Dreamland”, con oltre otto minuti di suoni solenni ed eleganti, e si prosegue in un’altra direzione con il martellare intenso e profondo di “Haunted”, mentre il finale ricerca soluzioni più ariose e atmosferiche. Tanti spunti anche nel mezzo, con la nuova formazione che dimostra di avere le idee chiare: la voce femminile di Seraina Creator appare sempre ben integrata nel contesto, la tecnica non manca e anche la produzione è stata ampiamente curata, consentendo un’esperienza di ascolto limpida e gradevole.

Tra gli episodi migliori del lotto, “The Art of Betrayal”, con la sua apertura quasi cinematografica e la sua traiettoria piuttosto articolata, e “Meaning of Life”, più muscolare, ma sempre in grado di raccontare perfettamente lo spirito di una band che ambisce a essere una delle realtà più interessanti del folto novero del metal svizzero.

“Sequences” sviluppa bene diverse intuizioni interessanti e mostra evidenti segnali di crescita rispetto agli inizi, oltre a un certo grado di affiatamento pur con una formazione rinnovata. (Piergiuseppe Lippolis)