SCHNEIDER TM "Ereignishorizont"
(2023 )
Distante anni luce dall’accessibilità concessa col precedente “The 8th of space”, pubblicato a metà del 2021 e forte di una sorprendente accondiscendenza nei confronti di un uditorio non così votato all’elettronica sperimentale che da sempre lo contraddistingue, Dirk Dresselhaus, in arte Schneider TM, cinquantaduenne artista tedesco da un quarto di secolo figura di spicco nel mondo a parte dell’avantgarde, torna su Karlrecords con “Ereignishorizont”, lavoro imponente e maestoso, complesso, impervio a tratti.
Otto tracce per ben ottantaquattro minuti astratti e rarefatti segnano il perimetro di un’opera intensa e spinosa, che rinuncia alla fruibilità cui Dirk ci aveva progressivamente abituato; costruito su strati di chitarre manipolate ed effettistica assortita, assembla drone-music e dilatazioni rumoristiche in lunghe composizioni che lievitano con gradualità, senza mai raggiungere un vero e proprio climax.
Sospesi in una bolla, movimenti insinuanti ed inquieti prefigurano scenari distopici, vagando lontanissimi dall’idea di musica as we know it: l’album è una sequenza ininterrotta di pattern ritmici interpolati da rumori, clangori, echi, strimpellii, rombi, interferenze e disturbi che si insinuano striscianti tra le strettissime maglie lasciate aperte. Sono spiragli, mai voragini, idee spinte ed arte concettuale affidate ora alle percussioni (“Holomechanik”), ora a dilatazioni che sembrano polverizzare in una nebulosa gli ultimi brandelli di comprensibilità (“Austritt”); soffi, respiri, stridori, risucchi, metallo e riverberi, elettricità e liquidi, suoni da un altrove irraggiungibile che lascia presagire scenari minacciosi, mentre promette inquietudine e spavento (“Pollucit”).
Inutile cercare appigli nel passo infido di “Pluralität” – ibrido impossibile tra Frank Zappa, Village of Savoonga e Pat Metheny – o nella falsa trama chiesastica della conclusiva “Ost-Spirale”: il segreto è perdersi, lasciarsi inghiottire e stritolare dalle spire del trittico iniziale, quarantasette minuti nei quali accade tutto e non accade nulla. E’ (forse) la chiave di lettura di un album-rebus la cui soluzione sta solo nel chiudere gli occhi ed aprire la mente, un enigma che è espressione della massima libertà di cui un artista dovrebbe sempre godere, almeno in cuor suo. (Manuel Maverna)