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DR. SCHAFAUSEN  "How can you die?"
   (2023 )

La strada più coraggiosa e lodevole per gli artisti è quella di intraprendere un percorso sperimentale, rinunciando anche a discrete affermazioni già incamerate in carriera: iniziative non proprio alla portata di tutti ma, per quelli che ci riescono, gli applausi non vanno centellinati.

Noi, li riserviamo a Dr. Schafausen, nuovo progetto che fa capo a Sergio Pagnacco, ex bandiera della metal-band Vanexa, che mette a punto un album rivoluzionario come “How can you die?”, a base di metal-core, trap core, djent e alt-tutto.

Per quello che, a tutti gli effetti, possiamo considerare il suo primo progetto solista, c’è da segnalare (però) come sia supportato dai componenti della melodic death metal band dei Slava Antonenko: ma cio che sentirete è tutta farina del Nostro Dr., con l’aggiunta di un packaging accattivante in limited edition, contenente un fumetto di 44 pagine creato da Paolo Massagli.

Direi non male come premessa, ma andando ora in profondità dei contenuti dei nove brani di “How can you die?”, essenzialmente l’assetto ruota attorno alla tematica impegnativa dei disturbi mentali, che vien trattata con rispetto e coraggio per inseguirne la piena consapevolezza, in un’epoca che purtroppo ne offre notevoli varianti, e l’intento di Sergio è proprio quello di esplorarle nei risvolti più reconditi.

L’efferatezza della formula non allenta (quasi) mai la presa nei 9 brani previsti, nonostante si scorgano ampie lande riflessive, volte all’impegno di comprendere ed accettare la gente affetta dai suddetti disturbi; e due brani portanti come “Anger” e “How can you die”, sono l’emblema rappresentativo ed intenzionale del disco, con la giusta violenza strumentistica finalizzata a pungolare scossoni tellurici come “We’re digital”, “Brain Fog” o l’attualissimo “Hikikomori”, termine giapponese per definire le anime che si estraniano dalla realtà per rifugiarsi nella solitudine estrema esulando il contatto sociale.

Con un cuore vistosamente metallaro, il Dr. Schafausen ci recapita un album palesente distopico, nel quale non regna la prospettiva di un futuro roseo per l’umanità: e, logicamente, non poteva farcelo capire orlando i brani con cuciture melodiose e leggere. Serve un ascolto coraggioso: forza, premere “play” e fuori gli attributi! (Max Casali)