SONS OF SHIT "Freakshow"
(2023 )
Nell’epoca odierna, serpeggiano due nemici latenti che obnubilano la mente della gente: la manipolazione di popolo e la continua offerta di falsi miti che illudono le persone a credere di vivere nel benessere fisico e morale.
In aggiunta, l’incognita della violenza improvvisa di madre natura (purtroppo, la Romagna ne sa qualcosa…) ed ecco che il baratro ideologico è lì, lì per consumarsi in pieno ma, per fortuna!, ci sono ancora schiere di artisti che contestano questo gioco al massacro e lo rivendicano con tutto il fiato in gola, come palesa il quartetto mantovano SOS (Sons Of Shit) nel nuovo atto “Freakshow”, con verve acida, abrasiva, tra metal, rap e aloni di blues-core, e non poteva essere diversamente per essere credibili e coerenti nel loro “credo”.
L’acronimo della band non è certo scelto a casaccio: mi sembra evidente l’intento di lanciare un’allarmante S.O.S. contro storture e sperequazioni sociali, per dare voce ad una Nazione troppo assopita e rassegnata a mera comparsa. Il combo ce la mette tutta per evidenziare l’anomala originalità del Freak, personaggio esaltato in ambiente circense, che incarna simboli di isolamento e derisione sociale, ed il parallelismo con chi è stato trasformato, cosi, da questa società è come mettere il dito nella piaga ma, con la speranza di fondo, di ri-destarsi quanto prima.
Ebbene, dopo che i ragazzi hanno ricercato la giusta frequenza per sintonizzarsi nelle nostre orecchie nell’opener “Nelle puntate precedenti”, bruciano calorie a go-go nell’impertinente “Fastidio”, senza essere “Coperti nell’ombra” da una power-ballad tra rap e rock, mentre l’avvelenata “Violet” detta narrati grintosi ma con giusta misura ponderativa.
Hanno anche la premura di avvertire in “Skit” che la prossima tappa “Crossed” non è per orecchie suscettibili: ed infatti, ti danno una breve carezza nell’intro ma poi ti spiattellano tutto senza remore. E’ lapalissiano che questi non temono nulla, neanche elementi scaramantici come “Venerdi 13”: centotrentasecondi che secernano bile e riluttanze varie con griffato metal-rap, a braccetto con “Coca Colt” nella quale scoccano (oltremodo) campane a morto. Amen.
“Freakshow” non concede vie di mezzo: o un bel “trip” o un ferale “r.i.p.”: a voi la scelta. (Max Casali)