recensioni dischi
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GERARDO TANGO  "Tempio instabile"
   (2023 )

Permettetemi un capriccio linguistico: da un vecchio slogan pubblicitario cambio la “c” con la “f” e lo trasformo in “Musica nuova in fucina”, per definire il nuovo album “Tempio instabile” dell’artista pugliese Gerardo Tango, giunto alla terza release discografica, dopo “Una donna” (2016) e “Il vento è forte qui… si vola meglio” (2018).

La fucina in questione è quella cantautorale, dal sound riconoscibile e amabile nell’immediato, poiché gli 11 brani presenti fan presa con narrato fluido e pittoresco, grazie alla voce di Gerardo che s’incanala in una commistione tra De Gregori e Federico Stragà (quello della meteorite-hit “Cigno Macigno”), soprattutto nei tremolii d’ugola, verificabili nell’iniziale “ Puoi immaginare”, nella dilettevole “La fiera” o nella spassosa “La danza del fuoco”, ma l’apice scritturale lo tocca proprio con l’imprevedibile titletrack, coesa in 3 cambi ritmici spiazzanti e un’insieme assemblativo efficace e vincente, così come il relativo videoclip, tanto oscuro quanto suggestivo.

E, visto che si parla di bel cantautorato, il protagonista lo dimostra con la meravigliosa “Se tu lo vuoi”, con la pop-ballad “Sto bene” e con la tenera “Questo fiore”. Si avverte come il Nostro ci metta tanto cuore ed anima, frutto di una progettazione durata un biennio, che parte dal fermo imposto del confinamento pandemico per poi giungere alla stazione finale del fervente anelito espressivo.

E’ evidente come tutto ciò abbia esteso la sua fantasia, proponendo nientepopodimenoche che la bossa-pop di “Luce” e la grintosa “Rita” in chiave rock. Dopo aver militato nei Mufla, son dieci anni che Gerardo Tango ci consegna sempre lavori credibili, corali, concretamente affidabili, che non lasciano scie di perplessità e/o sospetti strategici. La fortuita coincidenza è che il disco esce per l’etichetta sicula Suoni Indelebili: proprio quelli che lascerà “Tempio instabile”. (Max Casali)