THOMAS LASSAR "From now on"
(2023 )
Il rock di impronta americana, che tradizione e parte della critica musicale vogliono abbinato alla musica dal format addomesticato di molte radio FM, ha la caratteristica di essere ammiccante e di facile presa, pur contenendo sonorità dure che, a loro volta, sono sovente smussate da suoni “gentili” delle tastiere.
Inoltre persiste la tendenza, tramite melodie ed azzeccati cori, di trasformare quasi ogni canzone in una ballata. Musica non “pericolosa” quindi, che quasi mai è sinonimo di tematiche tipiche di gente sbronza o ammalata di sesso, bensì canzoni che parlano di amicizie, di amori romantici, della propria terra, di ricordi malinconici... Giusto per non impantanarsi sul significato dell’acronimo A.O.R., ad oggi ancora soggetto a mille interpretazioni.
Thomas Lassar è un musicista molto noto in Svezia per essere stato fondatore, tastierista e corista dei Crystal Blue, cult band degli anni ’80. Anche le sue doti come cantante, fatalmente scoperte strada facendo, hanno fatto la loro parte. Pur ricordando il timbro della fortunata ugola di Joe Tempest, noto frontman delle ex rockstar Europe (che, come molti ricorderanno, con queste sonorità sono riusciti a scalare l’olimpo della notorietà), Lassar è riuscito a ritagliarsi comunque uno spazio dignitoso dove esprimere la sua musica.
‘From Now On’, pur suonando un po' fuori tempo massimo, è un disco gentile, anche se la musica che sprigiona graffia ogni tanto l’animo di chi l’ascolta, grazie a puntuali riff di chitarra dall’alto tasso emotivo, ma rimane pur sempre un disco da regalare accompagnato da un mazzo di fiori.
Un debutto segnato anche da una presenza di alto livello in tre brani, ossia di quel chitarrista svedese che risponde al nome di Rob Marcello (fratello di Kee Marcello, per un breve periodo “axeman”, come si usava dire un tempo, degli Europe) e al quale molto devono i Danger Danger, cult band newyorkese tra le sopravvissute dei già citati anni ’80.
Con questo mio scritto non voglio comunque far passare lo stile musicale di Lassar come “stantio”, “sorpassato” o altri antipatici sinonimi. Rimane comunque un forte aggancio con un periodo ben preciso, quando questi suoni han fatto la fortuna di molti, o se vogliamo, sono stati tra le colonne sonore di una generazione. E trovo giusto, nonchè elegante, riproporre queste musiche tentando di contestualizzarle, dando un senso che non sia solo motivo di nostalgia. E da questo punto di vista, la strada intrapresa da Thomas Lassar è sicuramente quella giusta e l’operazione della Art Of Melody Music da incoraggiare. (Mauro Furlan)