recensioni dischi
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AVENUE AZURE  "Avenue Azure"
   (2023 )

Etereo, raffinato ed astratto, il debutto per Ensemble Klang Records del duo olandese Avenue Azure si muove sinuoso ed inquietante tra le maglie di una contemporanea mai eccessivamente impervia, sebbene incline a nascondersi dietro atmosfere diafane, dilatate ed impalpabili.

Musica affatto concettuale, né ostentatamente cervellotica, quella cesellata nelle sei lunghe tracce di un album stratificato e sfuggente è in realtà la peculiare rilettura di un avant-folk stralunato, sfigurato forse, eppure riconoscibile sotto i vestimenti leggeri di quest’arte sofisticata e inafferrabile.

Pete Harden (chitarra, elettronica) e Saskia Lankhoorn (piano, voce, elettronica) imbastiscono una pièce complessa quanto basta a definire il perimetro di un’opera free-form, all’interno della quale la musica ondeggia libera da costrizioni, evaporando in una nebulosa di suoni polverizzati e arrangiamenti sfaccettati. Sublimato dai vocalizzi di Saskia nei due episodi conclusivi, l’album raggiunge il suo apice nei nove minuti celestiali di “River Chorale”, esaltati dagli arabeschi di un pianoforte che ricorda Gil Evans, magistrale dimostrazione di come sia possibile ricamare tessiture avvolgenti e fascinose anche rinunciando alla forma-canzone. (Manuel Maverna)