THE BUSTERMOON "The other pocket"
(2023 )
Band ligure già apprezzata in occasione dell’esordio lungo di “Mareena Roots”, lavoro centrato e gradevole che giocava su un brillante folk a stelle-e-strisce, i Bustermoon (i fratelli Stefano e Federico Stagno, Andrea Monaci, Fulvio Grisolia) ricominciano esattamente da dove si erano fermati tre anni orsono. Lo fanno con le dieci nuove tracce di questo frizzante e succulento “The Other Pocket”, molta carne al fuoco ed il consueto piglio scanzonato a reggere il timone di un disco che fa dell’immediatezza il proprio atout.
Rispetto al debutto, le coordinate rimangono sostanzialmente invariate, con robuste dosi di roots music d’oltreoceano unite a gradite incursioni in territori limitrofi, ad esaltare una volta di più l’anima festosa e la verve inesauribile di una scrittura incisiva e accattivante. Musica popolare per vocazione, diretta e godibile nella sua viscerale semplicità, procede spedita e sciolta senza fronzoli, forte di singalong talora irresistibili (“She’s my girl”, reggae truccato à la Sublime con intrigante contrappunto dei fiati), di innumerevoli ganci, di una produzione equilibrata, di arrangiamenti tanto essenziali quanto efficaci.
Si rifugi nella prediletta comfort zone di un rock virato country in stile Zac Brown Band (“Tommy’s song”) o scelga di concedersi qualche calcolato azzardo (il pop-punk di “Jonathan Living Stone”, come una cangiante “Downtown cigarettes”, che mi ha fatto pensare a non-vi-dico-chi…), il quartetto padroneggia la materia con consumata abilità. Dallo swing irresistibile di “The shark” al groove up-tempo à la Ryan Bingham di “Please don’t let me down”, dalle inflessioni sudiste di “Listening as a stranger” alla morbida ballad di “Like a shiver”, adagiata sui ricami del violino, fino alla chiusura agrodolce della title-track, l’album conserva intatto un appeal invidiabile, tratto caratteristico di una band mai frivola né superficiale, capace di intrattenere con piacevole leggerezza. (Manuel Maverna)