THE WIDE  "Smile"
   (2022 )

I Wide ci propongono un indie rock ammantato di oscurità, nel loro album “Smile”, uscito per Echozone. Per la band, fondata nel 2016, è il secondo disco, ma tutti i membri hanno esperienze precedenti fin dagli anni '90. E si sentono le mescolanze.

Ho scritto “indie rock ammantato di oscurità”, perché da una parte, si percepisce l'approccio alternativo, e dall'altra certi ritmi e scelte armoniche che ricordano la new wave, come nel brano d'apertura “I believe”, dal ritmo veloce e dal ricorrente uso (dettaglio tecnico per musicisti) di accordi minori con la nona, che rende tutto spesso sospeso, e più scuro rispetto a un accordo semplice. Però, della new wave non ci sono quei suoni iper riverberati e quella... opaca umidità sonora di fondo. Anzi, qui è tutto secco e brillante, grazie alla presenza della chitarra acustica a fianco dell'elettrica.

C'è anche un buon uso della dinamica: non sono canzoni tutte piatte e sparate al massimo. Ad esempio, la strofa di “Alone” crea aspettativa, una tensione che deflagra poi nel ritornello. In “Shame” c'è un oscuro jingle jangle di chitarra, mentre il moderato malinconico “Smile” ci trasporta in un ritmo sincopato in strofa, e dritto nel refrain, con parole semplici e tenere: “In your eyes there's a smile, it's just where I wanna be”. C'è un sentimento latente di tristezza, confermato in “Happiness fades”, ma non ci si dispera, perché la musica non diventa mai eccessivamente drammatica, stempera l'emozione, lasciandola poi fluire nel breve finale per piano e strings (archi di tastiera) “Cry babies cry”.

Un indie rock che non si lascia definire in maniera precisa, visti gli stili che mescola; ma da ciascuno di essi cerca di prendere elementi, per fare musica semplicemente bella. Non geniale, né teatrale, né un capolavoro eccezionale. Però semplicemente musica bella, creata con gusto e consapevolezza; e ultimamente, quest'ultima scarseggia. (Gilberto Ongaro)