ANIMAUX FORMIDABLES "Call me Tony"
(2025 )
Un po’ come i Tre Ragazzi Allegri Morti, un alone di mistero circonda anche il duo garage-fuzz-noise degli Animaux Formidables. Infatti, si sa molto poco del “combino” torinese, che opta di rivelare la loro piena identità tramite una musica che ci risucchia in pieno clima punk ed affini, con varianti assemblative che fan rizzare i radar di chi cerca qualcosa di alternativo.
Con appena tre anni di militanza sul groppone, erano chiamati a dare un seguito a “We are all animals” di un paio d’anni fa e, visto che “mentore vincente non si cambia”, alla supervisione del nuovo “Call me Tony” c’è ancora quel geniaccio di Marco Fasolo (Jennifer Gentle, I Hate My Village) a supervisionare il tutto e a tenere in riga gli “Animali Formidabili”, per mitigare le loro presunte idee euforiche messe in campo in fase compositiva.
Idee, per lo più, scalpitanti, come si deduce dai 13 minuti di quest’interessante e.p. che fan brillare la progettazione del Duo torinese senza riserve. Inoltre, l’assenza di sovraincisioni, essendo il disco suonato in presa diretta e adattato su piste analogiche, mettono in rilievo la totale spontaneità esecutiva che, in questi tempi artificiosi, è tanta roba: credetemi!
E, visto che in premessa si parlava di mistero, provate a svelare l’arcano di chi sia il protagonista dell’opener “Tony”: nessuno lo sa, può essere tutto o niente e, nonostante l’incalzante domanda che gli faranno i fans ai loro concerti, gli Animaux Formidables nicchiano e rispondono sul vago. Magari, proprio perché anche loro (forse) non gli hanno attribuito una vera identificazione.
Va beh, domande che si disperdono nella dilatazione dei tempi, similarmente ad un “Bubblegum”, masticabile in aere fremente e tormentosa, mentre il tribal-fuzz-punk di “Nowhere” concede molto più spazio al suonato piuttosto che al cantato e la scelta risulta decisamente azzeccata.
Invece, nella “svogliata” “Same old mistakes” emergono reminescenze d’ugola di Alex Turner (Arctic Monkeys) con tipici stop-and-go inseriti negli angoli giusti. La frenesia torna sul filo di lana, tagliato dall’eclettica e serrata “Make sense of any mess”: ecco, appunto, “diamo senso al disordine” che vige, oggigiorno, nell’arena musicale e rimettiamo in primo piano i valori di chi merita molti più onori. Capito, neh? (Max Casali)