ALEXANDER BOLDACHEV  "War and peace"
   (2025 )

In questo nuovo album la bravura di Boldachev si sviluppa con capolavori tratti dal repertorio russo.

Interessante la trascrizione dai quadri "Quadri di un'esposizione" di Musorgskij nel particolare di "Baba Jaga": i quadri, realizzati dal compositore in onore della sua amicizia con l'artista e architetto Hartmann, vogliono rappresentare l'omaggio del musicista al pittore stroncato in giovane età da un'aneurisma.

Non abbiamo tutti i lavori di Harmann andati perduti, ma sappiamo dell'ispirazione che ne trasse Musorgskij nel tratteggiare il carattere del dipinto, in un brano in forma tripartita ABA utilizzando il tecnicismo per esprimerne i colori e i sentimenti.

La casa di Baba Jaga, la strega, è una casa fatta a cucù sorretta da zampe di gallina, grottesca... Boldachev allora ripercorre l'orrore del compositore nel visitarne l'antro in cui entra con un intercedere incerto, dato dai tocchi rapidi: sembra fermarsi dopo pochi passi, il tocco dell'arpa si fa deciso e preciso nel sottolinearne il sentimento con tocchi rapidi e secchi... sentimento che andrà di pari passo con la scoperta del luogo. E poi l'inseguimento di note, che sembrano esse stesse visivamente un dipinto se si osserva lo spartito.

Bravo l'arpista, nel coinvolgimento emotivo che rende particolarmente intenso, accompagnando l'ascoltatore gradualmente nella tensione vibrante culminante nell'accelerando e nel finale secco.

Nel ''Valse Sentimentale'' di Tchaikovskij un intreccio di tempo e note ne catturano il senso sentimentale ma con precisione interpretativa, senza sgarrare nell'incedere della frase. Boldachev interpreta il brano respirando con esso la delicata sospensione della scrittura musicale tra ritenuti e accelerandi, passo dopo passo.

E così via fino a sopraggiungere a ''War and Peace'' in cui l'interprete e compositore Boldachev fa risuonare la "sua" arpa, il suo strumento, con intima spettacolarità nel riportarne la visualizzazione della sua ispirazione, tra chiari e scuri, tra sonorità inusuali all'orecchio ma che riportano attraverso il suono (prima ancora della melodia) nella concezione di guerra e pace, di luce e nero.

I suoni parlano di questo, i cromatismi resi attraverso la pedaliera dello strumento definiscono la parte centrale del pezzo: Boldachev si avvale dello strumento per definire la parte drammatica del pezzo, e poi di nuovo su, verso le corde più corte, quelle celestiali per uno sprazzo di luce. La sua arpa riempie attraverso le armonie il tema.

Bodachev, non essendo esclusivamente un arpista, riesce a rendere eclettica la sua tecnica partendo dalla testa. Sembra quasi, in questa composizione, riprendere tutta la Sua conoscenza tecnico-musicale, ed in alcuni punti l'arpa supera i suoi limiti tecnici e diviene pianoforte o orchestra.

Qui, come nel precedente album ''From Russia with harp'', Bodachev detta la sua firma compositiva oltre che interpretativa. Rimane ad oggi un musicista capace di comunicare in maniera totale attaverso l'arpa, strumento di elezione per la particolare sonorità, esprimendone attraverso la sperimentazione sonora le potenzialità e andando anche oltre il limite dello strumento stesso, con abilità e precisione. (Elisabetta Amistà)