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news - rassegna stampa

25/03/2011   VASCO ROSSI
  Il conto alla rovescia è iniziato: da martedì sarà nei negozi 'Vivere o niente'

Un uomo in fuga, e non da ora. Sulla copertina del nuovo cd "Vivere o niente" Vasco è il fuggitivo, lo sguardo indietro rivolto agli inseguitori. Un attimo dopo scende dalla macchina e le dà fuoco. Con l’esplosione spariscono le tracce e scompare anche lui. La fuga è ora in avanti. L’artista non sopporta costrizioni, ha bisogno della sua libertà come dell’aria che respira. Nelle canzoni come nella vita, Vasco sente continuamente l’esigenza di fuggire: dagli stereotipi, dalla grettezza e dalla mediocrità, dalle bugie, dall’ipocrisia, dalla superficialità, dai... posti di blocco mentali. La fuga come mezzo di salvezza è sempre in agguato. Anche se oggi ha conquistato una maggiore consapevolezza di sé e della realtà e, a maggior ragione, ci ride sopra. “Per forza - dice - ”non ci si può prendere sul serio, bisogna scherzare un po’... sennò...”. Il film della copertina come metafora di “VIVERE O NIENTE”, titolo già eloquente dell’album che esce il 29 marzo: o ti ci butti dentro o la subisci. O la possiedi o ne sei posseduto. E’ una questione di scelta personale. Vasco non ha dubbi e canta in “Prendi la strada”: ''Prendi la strada che porta fortuna/ Prendi la via che fa più paura/ Prendi le cose così/ La vita è dura! / Non ti fermare davanti a niente/ Non ascoltare nemmeno la gente/ Non ti distrarre perché/ La vita è tua!''. Non ci sono vie di mezzo per una generazione di sognatori, illusi e disillusi, non c’è spazio per l’indifferenza, “Eh...già”: “al diavolo non si vende... si regala!”, niente compromessi. Il motore di tutte le sue canzoni, dall’inizio a oggi, è quella dannata insofferenza, il mal di vivere che l’artista sublima in musica trasformandola in ballate struggenti o in pungente autoironia rock. Anche nelle canzoni d’amore come “Dici che”, riesce a metterci quel tocco di humour nell’interpretazione che lo rende “un mascal…un’eccezione”… sa come dire alle donne quello che vogliono sentirsi dire. In questo nuovo lavoro ci sono tutti gli elementi caratteristici di Vasco Rossi: la rabbia che 30 anni fa lo ha spinto a fuggire dalla “noia” delle convenzioni, dai confini di provincia troppo stretti, è la stessa che oggi lo incita a nuove sfide per se stesso. Pronto a rimettersi in gioco ogni giorno per inseguire un nuovo sogno spericolato. Eh...già, il lupo perde il pelo ma non il vizio... L’autoironia, quella sana e consapevole che ieri lo faceva cantare “Vado al massimo, Vado a gonfie vele…” e che oggi gli fa dire: ''Eh...già / Sembrava la fine del mondo / Ma sono qua / E non c’è niente che non va / Non c’è niente da cambiare / Col cuore che batte più forte / La vita che va e non va''. Forte del suo passato, oggi è più libero e pensa solo al presente. Infine la provocazione, ce l’ha nel suo DNA, presente un po’ ovunque nell’album e soprattutto ne “Il Manifesto futurista della nuova umanità”. Pur essendo uno dei suoi lavori più spontanei e immediati, va ascoltato con attenzione per la ricchezza di contenuti e di sfumature. Il filo conduttore è nei testi che parlano sempre di vita. Musicalmente è variegato, come ai primi tempi: il ritorno del sax, autocitazioni (Vado al massimo...), c’è addirittura il blues. Ci sono ballate e, naturalmente, i rockettoni che non guastano mai. Guido Elmi lo definisce un album “onnivoro” e “soddisfatto” aggiunge Vasco L’album contiene 12 brani, 4 più del solito (...e ne sta già scrivendo altri...), molto diversi uno dall’altro musicalmente. Pezzi di vita, carne ancora colante sudore, scritti di getto. Probabilmente nello scorso tour, in viaggio di notte ancora sotto l’effetto adrenalinico di centomila occhi felici e stralunati. O a Los Angeles nel suo nuovo laboratorio creativo, lo Speak Easy Studio, aperto alla combriccola di amici musicisti americani. Stilisticamente c’è ancora e sempre Vasco che sperimenta, cerca nella parola la sintesi evocativa o il cortocircuito linguistico per rafforzare un concetto. Le sceglie anche per assecondare la musica. Parole forti, messe ad arte per interpretarle poi con profondità o con leggerezza. Di alcune canzoni ha scritto anche la musica, altre sono musicalmente nate con la complicità degli storici Guido Elmi e Tullio Ferro, soprattutto le ballad. La combriccola dei fedeli collaboratori si chiude con Gaetano Curreri e Saverio Grandi, e con Roberto Casini. Immancabili gli arrangiamenti di Celso Valli che qui firma “Dici che” e “L’aquilone”. C’è infine la new entry di Stef Burns, il suo chitarrista americano, autore di “Stammi vicino” che gli ha ispirato un testo d’amore intrigante. Arriva Vasco, dicono quelli che lo conoscono per tutte le “puntate” precedenti, in pratica 16 album di inediti dal 1978 a oggi e circa 160 canzoni, per la maggior parte entrate nell’immaginario collettivo. Per il suo popolo di fan ogni suo album è motivo di incoraggiamento, se le canta lui le cose gli credono. Questo fa la differenza, di Vasco si fidano e confidano, e condividono con lui ogni parola perché non ha mai nascosto niente, debolezze e fragilità, non ha mai usato scorciatoie o furbizie. Chi lo segue nella sua ultima passione per “feisbuk” (...’ognuno perso nel suo feisbuk’) potrà anche avere l’impressione che alcune canzoni siano ispirate dai pensieri che pubblica ogni tanto sulla sua pagina, condivisa da quasi 2 milioni di “amici”. L’album inizia con “Vivere non è facile” che porta la firma di Guido Elmi e Tullio Ferro. Parole apparentemente semplici: “Proprio non bastano / le mie scuse ormai mi annoiano / Io sono qui e vivo come pare a me Oh yeeh Sarebbe tutto semplice / Se avessi almeno un complice / Col quale condividere / Questa avventura inutile…che mi facesse ridere/ Di tutte queste favole…''. Suggestioni filosofiche nel “Manifesto futurista della nuova umanità”: nella società del 21esimo secolo ci si può ancora permettere di avere fede in una potenza superiore? Vasco la vede così: “nelle mie intenzioni è una provocazione ironica (niente più di una canzone). In sintesi è l’uomo nuovo, quello di oggi, senza più “fede” in un creatore: un uomo nuovo che riconosce la vita come una combinazione di fattori casuali, reazioni chimiche della natura che da sola, per caso e per necessità...arriva impetuosa / ed è un miracolo che ogni giorno si rinnova. La vita è dunque un caso per lui, non un dono. Ne accetta il peso e la responsabilità e senza più bisogno di potenze superiori la rispetta fino a quando essa rispetta lui. Un uomo nuovo pone la scienza al posto delle certezze assolute delle antiche religioni e delle vecchie filosofie. La scienza con le sue dimostrazioni… valide… fino a prova contraria. Un uomo nuovo è consapevole del miracolo della propria esistenza e stabilisce quindi un patto con se stesso”. ''Signore, perdonami se non ho più la fede in Te / Ti faccio presente che / È stato difficile / Abituarsi a una vita sola senza di Te... Ti faccio presente che/ Ho quasi finito/ Ho quasi finito anche la pazienza che ho con me… La vita semplice/ Che mi garantivi/ Adesso è mia però/ È lastricata di problemi Ho fatto un patto sai / con le mie emozioni / Le lascio vivere / e loro non mi fanno fuori...''. Il tocco poetico in “L’aquilone”, arrangiamento splendido di Celso Valli. Ci si può anche lasciar andare ogni tanto, il naso all’insù dietro a un aquilone... ''Non sono per le cose che finiscono / Non compatisco quelle che non durano / Non sono per le cose che ti lasciano /All’improvviso “solo”... Ci sono delle cose che succedono/ Ci sono tante cose che non tornano/ Ci sono delle cose che “non possono”/Eppure “sono”! / Lo sai che si potrebbe stare sempre/ Appesi a quell’aquilone / Guardando il mondo che si muove / E la sera che muore...''. Quanto costa l’accettazione di sé, che tempesta di sentimenti e sofferenza per arrivarci, “Vivere o niente” è una delle migliori ballad rock della coppia Tullio Ferro/Guido Elmi, le parole qui sgorgano dal cuore insieme con i ricordi: ''Rivelerò / Cose che nessuno sa di me / E lo farò / Solo perché tu non sai com’è/ Brividi / Sento quando guardo / Lividi / che han lasciato segni dentro... Vivere o niente / Tanto poi nessuno sa cos’è / Solo ti muovi / Dentro queste quattro regole...''. L’album è stato registrato tra Bologna (Ods, Open Digital Studio) e Los Angeles (Speak Easy Studio) e vede anche la collaborazione di Saverio Principini. A tre anni dalla pubblicazione de “Il mondo che vorrei” (per oltre un anno e mezzo in classifica) e dopo 48 concerti, un anno di Europe Indoor Tour (2009/2010), nel 2011 Vasco torna negli stadi in giugno. Parte da Venezia, Heineken Jammin Festival l’11 giugno, prosegue per un poker di 4 concerti a Milano San Siro, il 16, 17, 21 e 22 giugno, per Messina stadio S. Filippo per la terza volta in 4 anni, il 26 giugno e chiude a Roma con due serate consecutive i giorni 1 e 2 luglio all’Olimpico. Vasco... per dare musica ai nostri pensieri, scrivono i fan su facebook e aspettano di ascoltare le sue “nuove consapevolezze” per farsele proprie e cantarle poi tutti insieme in concerto. (Newsic)