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news - rassegna stampa

16/10/2008   VINICIO CAPOSSELA
  Presenta il nuovo album ‘Da solo’: ‘E’ un inno solenne applicato alla vita’

Il ritorno sulla scena di Vinicio Capossela, che giunge a quasi tre anni di distanza dal precedente “Ovunque proteggi”, è segnato dal nuovo “Da solo”, un album di dodici brani influenzati da un’America distante e solenne, da un inverno che sembra essere sparito e dall’esigenza di raccontare con pianoforte, voce e “strumenti inconsistenti” piccole storie di vita quotidiana. “Voglio prima di tutto dimostrare che la forma del disco non è morta ma esiste ancora”: è con queste parole che Capossela introduce il suo show case tenutosi questo pomeriggio al Teatro Verdi di Milano. “E’ un album nato da diverse esigenze, per esempio quella di ritrovare l’inverno, la stagione che preferisco e che sento più intima, ma che sembra essere sparita del tutto. E’ una delle cose che sento più mie e ho voluto esprimerla in questi brani dove il focolare siamo io e il mio pianoforte, con un coro di strumenti attorno che sembrano quasi essere evanescenti. Per questo l’ho intitolato ‘Da solo’, anche se può sembrare una falsificazione perché in realtà sono accompagnato, anzi, mal accompagnato, da musicisti che ringrazio e che ammiro molto per la loro dedizione agli strumenti. In questo album”, ha aggiunto, “ci sono chitarre fantasma, cristallarmonio, strumenti giocattolo, theremin, il fantastico Mighty Wurlitzer Teather Organ, e molto altro ancora”. Il disco è stato concepito a gennaio del 2008: “E’ nato quando mi sono messo ad aprire scatole e scatoloni con all’interno frammenti del mio passato. Succede a tutti di fare i conti con i ricordi, e quando apri una scatola non sai mai dove andrai a finire. Ed io sono finito fisicamente poi in America, per una tournée, e dopo New York sono stato in Arizona a fare visita ad un gruppo fantastico che sono i Calexico. Ci siamo un po’ dati una mano a vicenda, loro hanno registrato subito con me il brano ‘La faccia della terra’ ed io per loro ho scritto ‘Polpo d’amor’, contenuta nel loro disco uscito di recente. In questo modo ho anche conosciuto il produttore JD Foster, l’unica persona che riesce ad interpretare il concetto di ‘distanza’ nei lavori che produce, e che è quello che ho provato io in America, un paese epico, solitario, e tutto questo trapela nel disco. E’ un piccolo inno solenne applicato alla vita”. All’interno del disco sono presenti inoltre “Il gigante e il mago”, il brano di cui è stato realizzato il primo videoclip, il singolo “In clandestinità”: “‘Il gigante e il mago’ è una specie di opera, perché è l’unica struttura musicale che può reggere le strofe che ho scritto. ‘In clandestinità’ invece è una gioia con le gambe corte”. Il racconto di Capossela prosegue. Ci porta in Arizona, dove è stato influenzato e colpito da un mondo quasi dimenticato: “In viaggio per l’Arizona ho letto il libro di Sherwood Anderson, ‘I racconti dell’Ohio’, in cui narra di malintesi tra uomini e donne che sono poi quelli che creano la solitudine generale, e mi è venuto di parlare di questo nella canzone ‘La faccia della terra’. Sempre lì sono andato a vedere un rodeo, ma sono stato colpito da un vecchio lunapark. L’attrazione principale era uno spettacolo di freak, con vecchie insegne luminose, i classici side show banner, che invitavano ad entrare. Ricordo di essere stato attratto da tartarughe albine e maiali a due teste, e una volta dentro mi sono reso conto che non c’era nulla di tutto ciò, e l’ho trovata una metafora di vita molto interessante”. Sul palco insieme a Vinicio e ai suoi musicisti, tra cui Alessandro Stefana, Enrico Gabrielli, Vincenzo Vasi, durante il tour (che partirà il 31 ottobre da Ascoli Piceno), ci sarà infatti anche il mago ed illusionista Christopher Wonder: “Si esibirà prima, durante e dopo i miei concerti in spettacoli che non posso spiegare a parole. Sul palco ci saranno anche dei pannelli – disegnati e dipinti da Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti – che richiameranno un po’ quel lunapark in Arizona e che riprenderà vagamente il discorso dei freak. Penso che in realtà siamo tutti un po’ mostruosi con delle parti che cerchiamo di tenere nascoste perché spaventano anche noi stessi. Il bello è in questo modo ognuno ha la sua unicità”. (Musica Italiana)