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20/11/2024
27/04/2007 BOB DYLAN
In seimila ad applaudirlo ieri sera a Torino
Il mito è vivo e sta benissimo. Porta sempre la divisa d'ordinanza, cappello bianco e giacca nera, e mentre imbraccia la chitarra, proprio come una volta, allarga le gambe e si dondola un pochino. Bob Dylan ha tenuto ieri sera al Pala Isozaki di Torino il primo concerto del suo mini tour italiano (domani si chiude al Forum di Milano). Ed è stato, inutile dirlo, un amarcord collettivo. Età media 40/50 anni, con punte molto più alte. Ma che importa? All'Olimpico, nuovo stadio per la musica torinese, nessuno si sentiva di alcuna età. Il concerto comincia in orario e subito è vero Rock. si inizia con "Cat in the well", ma è con la seconda canzone, "The times they are a changing" che i telefonini si accendono come antichi accendini. Tutto il concerto è un andare e rivenire tra i brani del suo ultimo album "Modern times", amatissimo in America e da molti fan ma meno da altri, e vecchie glorie tra cui anche un must come "Blown in the wind" anche se molto remixata in blues. Chi temeva di soffrire perché pensava di ascoltare un vecchio disco un po' rovinato ha capito subito che così non era. La voce del vate Bob, from Duluth, Minnesota, è in perfetta forma. Alla quarta canzone, "Spirit of the wather" da "Modern times", Dylan ha lasciato la chitarra e si è messo alle tastiere, e sulle note di una splendida e quasi irriconoscibile "Spanish boots" si è anche messo alla bocca la sua icona, quell'armonica, immortalata in tante fotografie quasi quanto Che Guevara con il basco in testa. Il pubblico è andato scaldandosi (grazie anche ad un'acustica dignitosissima che non fa certo rimpiangere i vecchi palasport), ma pure lui e la sua band da 10 e lode (il grande Danny Freeman alla prima chitarra, Stu Kimball alla chitarra ritmica, Tony Garnier al basso, George Recile alla batteria, Donnie Herron al violino). Nulla da dire: è stato un concerto di Dylan molto felice, due ore di gran musica con 18 brani (su 1000 scritti da Dylan) tra cui anche il bis "Like a Rolling Stones" come dire: questo "Never ending tour", iniziato nel lontano 1988, con un bagaglio di quasi 2 mila concerti in giro per il mondo, ha tutta la sua ragion d'essere. Per Torino è stato un grande ritorno, dopo il concerto con Tom Petty il 13 settembre 1987 e la sua storica apparizione nel 1998 a Collegno. Torino ama molto il Menestrello del Minnesota, basti pensare al sito www.bobcronicles.com dove si trova qualsiasi cosa si voglia sapere di lui. Peccato invece che al Pala Isozaki siano stati venduti solo 6 mila dei 7 mila posti disponibili. Tra i fan, ad applaudirlo sono arrivati anche Alex Del Piero e il direttore del Museo del cinema di Torino Alberto Barbera. (Ansa)