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27/05/2022   DEPECHE MODE
  E' morto a soli 60 anni Andy Fletcher, il tastierista dell'iconica band

Lui, era l'altro. Perché i Depeche Mode, da una vita, sono tutto sommato quello effeminato che scrive le canzoni, e quello tossico che canta e fa spettacolo. Lui, era l'altro. Quello che non era nemmeno importante come il quarto incomodo, quell'Alan Wilder salito in corsa, uscito quando la corsa era diventata folle, e che aveva comunque impresso ai Depeche Mode il suono degli anni d'oro, almeno per noi vecchiacci.

La morte di Andy Fletcher, appunto l'altro, colpisce perché i pazzi tossici erano gli altri due, Dave Gahan e Martin Gore. Mentre lui stava dietro, forse nemmeno suonava, e di sicuro stava nella band perché amico di Martin. Tanto che sicuramente il suo ruolo era un altro: amico, compagno, forse ragioniere e manager, insomma quei giocatori che nelle squadre di calcio stanno a metà campo, a volte nemmeno toccano mai il pallone, ma sono indispensabili per tenere uniti i reparti.

Poi è vero, lui era un po' il Ringo Starr dei DM, o forse nemmeno, dato che l'impatto artistico di Ringo lo conosciamo: per esperti dei Beatles, lui forse era lo Stu Sutcliffe degli inizi, l'amico poco dotato che stava lì perché amico, appunto. Ma mentre Stu lasciò subito (poi morì poco dopo, ma è un'altra faccenda), Andy è rimasto per 40 anni, e non si resta 40 anni in una band di portata planetaria se non si ha un ruolo reale, e non solo quello di badante.

Ora? Egoisticamente, dispiace perché è dura pensare ad un proseguire degli altri due, che già di par loro da metà anni '90 hanno le loro vite e solo periodicamente - ma con costanza - tornavano all'ovile. I Depeche Mode in due non sono credibili: sarebbe da richiamare Vince Clarke, che peraltro dopo il primo album già lasciò e da decenni ha trovato la sua ostrica negli Erasure. Sarebbe da richiamare Alan Wilder, se mai volesse. Ma che alla morte di Andy Fletcher il primo pensiero sia quello del "e ora come facciamo con i Depeche?" fa capire quello che è stato il suo pregio e il suo difetto. Forse era davvero, artisticamente superfluo. Ma senza di lui, forse non ci sarebbero stati nemmeno gli altri. (Enrico Faggiano)