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27/09/2019   ROSALÍA
  Sacro e profano, misticismo e incantesimi: Rosalía e la speranza del pop d’autore europeo

A poco più di un minuto dall’ingresso nel videoclip di “MALAMENTE (Cap.1: Augurio)”, brano d’apertura dell’eccezionale El mal querer (2018), secondo album di Rosalía, pubblicato nel maggio dello scorso anno, ci si imbatte in una scena, evidenziata originariamente da un utente del sito web Genius, che solo lo spettatore più attento può riconoscere. Si tratta di una coraggiosa riproposizione in chiave contemporanea del Compianto sul Cristo morto (1490) di Sandro Botticelli, dipinto conservato all’Alte Pinakothek di Monaco.

In un fotogramma che dura appena pochi secondi, Rosalía viene trasportata, e sta per essere depositata a terra, per mezzo di un montacarichi guidato da un gruppo di persone che sta alle sue spalle, primo squillo di una tendenza, rintracciabile in quasi ogni canzone dell’album, a elaborare fitti riferimenti al sacro calati in una dimensione terrena, secolarizzata e fortemente intrisa di oggetti tipici del mondo contemporaneo e della civiltà del consumo, come le moto da corsa che compaiono nel finale dello stesso video. All’indomani del suo ventiseiesimo compleanno – Rosalía è nata in Catalogna il 25 settembre 1993 – e a distanza di quasi un anno dalla pubblicazione di El mal querer è opportuno esaminare alcuni dei temi più significativi che ha affrontato nella sua carriera finora, densa e complessa nonostante sia di appena due album e una manciata di singoli.

Se i riferimenti incrociati al sacro e al profano menzionati qui sopra possono infatti inizialmente risultare spiazzanti, un’attenta lettura dei testi di El mal querer e un’analisi anche solo superficiale dell’opera letteraria che li hanno ispirati, la Flamenca, romanzo occitano del XIII secolo, sciolgono immediatamente ogni dubbio. La spiritualità, infatti, a volte anche parodiata e sporcata, avvolge sia la Flamenca sia El mal querer. Si può ritrovare persino nel disco d’esordio di Rosalía, Los ángeles (2017), gioiello di new flamenco con influenze che vanno dalla rumba catalana alla musica gitana andalusa, dal tango al folk statunitense. Basti pensare che Los ángeles, quasi interamente in spagnolo, contenente una decina di classici del flamenco riletti piuttosto liberamente, si chiudeva con una splendida cover di “I See a Darkness” di Bonnie Prince Billy.

Già in quel disco la fede popolare incrociava la superstizione, la speranza lottava con la disperazione e la carica sensuale della carne e del ballo era celata dentro ai ritmi infuocati di un flamenco declinato in una forma molto personale benché ancora tradizionale. Questa scoppiettante mezcla esplode con ben più vigore in El mal querer. Qui i riferimenti religiosi si ampliano anche per via del testo cui l’album si ispira. I generi si fondono con una coerenza sorprendentemente armoniosa. Il flamenco e la musica tradizionale spagnola vengono interpretati in una maniera fortemente originale e mescolati a R&B, hip-hop e reggaeton. La tradizione e l’ammodernamento della società convivono, si scontrano e scendono a patti. Non ci sorprendano, dunque, gli skateboard, le moto e i torero del video di “MALAMENTE”.

Los ángeles, registrato con la collaborazione di Raül “Refree” Fernández Miró, ha fatto gridare al miracolo il produttore e cantautore britannico James Blake, che ha poi contattato Rosalía e ha registrato con lei “Barefoot in the Park”, pubblicata nel suo Assume Form a inizio 2019. In soli due anni sembrano stati già raggiunti molti degli obiettivi di un’artista che, come lei stessa aveva dichiarato in un’intervista per Pitchfork del 2018, aveva tra le sue speranze quella di collaborare con artisti internazionali al fine di sperimentare e di osare di più superando il flamenco.

Dal 2017 a oggi hanno bussato alla sua porta J Balvin, Pharrell, Arca, James Blake e, ovviamente, è arrivato El mal querer, interamente prodotto da lei insieme a El Guincho. E non bisogna dimenticare che uno dei pilastri del cinema e della cultura spagnola come Pedro Almodóvar – che compie gli anni nello stesso giorno di Rosalía – l’ha scritturata per una parte nel suo Dolor y gloria, uscito proprio quest’anno, che ha come protagonisti Penélope Cruz e Antonio Banderas. “MALAMENTE” ha raggiunto i 105 milioni di visualizzazioni, “PIENSO EN TU MIRÁ” i 50, e Rosalía è ormai la cantante non anglofona più chiacchierata del mondo, nonché la speranza di rinascita più potente del pop d’autore europeo.

Negli articoli italiani dedicati a El mal querer non è stato evidenziato con sufficiente chiarezza che la scelta di Rosalía di rifarsi a un romanzo occitano del XIII secolo – la Flamenca, appunto – si spiega anche e soprattutto come un tentativo di ricontestualizzare quella storia all’interno del mondo contemporaneo, dandole un nuovo significato alla luce dei tempi alienanti che stiamo vivendo. «Secoli dopo», si domanda nella medesima intervista per Pitchfork sopra citata, «è realmente cambiato il modo con il quale amiamo e comunichiamo con le altre persone?». Il tentativo di Rosalía, perfettamente riuscito, di muoversi, musicalmente parlando, in un panorama paniberico, se non panlatino, costruisce infatti il terreno più adatto per mostrare alcune delle contraddizioni che ancora oggi affollano la società spagnola e il mondo intero.

La tauromachia e le moto da corsa nel video di “MALAMENTE” e i riferimenti, nel testo, al tradizionale e al moderno, a un amore tossico che porta alla distruzione, alla cultura gitana e al male augurio che provoca conseguenze tremende sono tutti elementi che caratterizzano l’esistenza di oggi, dove malamente non è solo l’avverbio di modo ma anche la mala mente, una mente dalle cattive intenzioni o, più semplicemente, una mente che attrae la sfortuna. In un’analisi del disco track-by-track su Beats 1, Rosalía ha descritto il tema della canzone proprio nei termini di una premonizione.

Un altro dei mal querer di questa nostra era è quello dell’illimitato volere, imposizione violenta del capitalismo sfrenato che ha indicato come unico scopo la ricerca perenne di una felicità che ha saputo furbescamente sovrapporre al denaro. La metafora dell’identificazione del desiderio malato dei nostri tempi con l’incessante ricerca del possedere denaro è stata narrata splendidamente da Rosalía nell’ottimo mini-EP Fucking Money Man, pubblicato nel luglio di quest’anno. L’EP è formato da “Milionària”, la sua prima canzone in catalano – eccezion fatta per alcune parole in castigliano e in inglese – e da “Dios nos libre del dinero”, tentativo utopico di abbattere il capitalismo e scanzonata descrizione di quello che il denaro rappresenta oggigiorno, con un richiamo paradossale alla forma preghiera nella quale si chiede a Dio, quello ultraterreno, di liberarci dal nostro Dio in terra, il denaro (qualcuno ricorderà il “THIS IS YOUR GOD” stampato sui dollari in They Live di John Carpenter, 1988).

Larga parte della produzione di Rosalía è fortemente influenzata dalla sua stessa vita. Cresciuta ascoltando il flamenco del sud della Spagna, terra di origine di tanti suoi conoscenti, si è poi avvicinata al flamenco di Barcellona, alla rumba catalana e alla musica popolare gitana. Ha studiato flamenco per anni e ha confessato che El mal querer è stato l’oggetto della sua tesi di laurea in studi di flamenco. È stata, tuttavia, la capacità di adattare quel genere dalla storia nobile alla molteplicità dell’universo musicale di oggi, ampliandone gli orizzonti, il più grande raggiungimento di Rosalía in questi anni. Tracce della sua vita, delle sue passioni e dei suoi interessi artistici compaiono qua e là nei testi delle canzoni e nei video, dai tir della città natale Sant Esteve Sesrovires, un sobborgo di Barcellona che tra 1970 e 2002 ha visto quintuplicarsi la sua popolazione, alla riproposizione in chiave contemporanea del dipinto La maja vestida di Francisco Goya nell’ingegnoso video di “DI MI NOMBRE”.

Le moto del video di “MALAMENTE” ritornano come elemento ritmico in “DE AQUÍ NO SALES”, una trovata geniale attraverso la quale il rombo diventa parte integrante della base del brano. Hanno colpito l’abilità e l’originalità da parte di Rosalía di mescolare un’iconografia nuova e vecchia, dove innovazione e tradizione convivono quasi fuori dal tempo, e la stessa operazione visuale operata nei video viene praticata nella musica. I battiti di mani, i ritmi caratteristici del flamenco e la voce infuocata penetrano splendidamente in sonorità R&B, auto-tune e reggaeton. El mal querer sarà ricordato anche come l’album dove il sample di “Cry Me a River” di Justin Timberlake e quello di “Answers Me” di Arthur Russell convivono con una naturalezza disarmante.

La Flamenca, in parte commentario tragico di una relazione tossica e in parte satira amorosa grottesca, dissacrante e feroce, oltre a essere un possibile, metaforico affresco di cosa accade quando si è guidati da un desiderio malato, è anche uno strumento per ribadire l’indipendenza della donna all’interno della società di oggi, ancora inchiodata a principi maschilisti e patriarcali che El mal querer prova a combattere senza un secondo di tregua. Proprio il ruolo della donna nella società della Flamenca e, di conseguenza, in quella di El mal querer è l’elemento centrale attraverso il quale si sviluppa la storia.

La letteratura amorosa del Medio Evo distingueva con chiarezza l’amor cortese, dove la donna è l’oggetto di una venerazione idillica e ha ben poche possibilità di liberarsi da questa condizione, essendo a tutti gli effetti una moneta di scambio per matrimoni di convenienza attraverso i quali il padre può aumentare il proprio potere, dall’amore popolare, che affolla gli scritti nei quali è la donna che proclama la propria libertà di azione e descrive i desideri e le passioni che la tormentano. La Flamenca è una fusione di entrambi. Il maltrattamento psicologico che la donna subisce la spinge a scappare e a diventare padrona del proprio destino da semplice oggetto qual era.

El mal querer procede per capitoli, ciascuno dei quali è un passo in avanti della rivendicazione del ruolo della donna nella società e nelle relazioni amorose, un trionfo sudato e lottato al fine di liberarsi dal marito oppressivo e poter iniziare a condurre serenamente e con grande dignità una nuova vita e una nuova passione. La cordura, il buon senso, è finalmente arrivata. Il carcere ormai è finito, la donna ha commesso un crimine per liberarsi della sua maledizione, ma ci dice che non aveva altra scelta. Per questo rivendica con forza e coraggio che nessuno se non Dio la potrà giudicare. Religiosità, passione, emancipazione, passato e contemporaneo di nuovo si fondono. Il piano temporale si sposta continuamente tra l’oggi e il XIII secolo. Ed è indicativo che, stando a quanto lei stessa ha dichiarato nel track-by-track per Beats 1, l’ultima canzone del disco sia stata la prima che Rosalía ha composto, come a sancire una volta per tutte che la libertà ormai acquisita è il punto di partenza del viaggio. (Samuele Conficoni)