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27/07/2019 AC/DC
''Highway To Hell'' compie 40 anni: la vera storia dell’album che li portò in cima al mondo
Tra i dischi cardine del rock, un posto d’onore spetta certamente a ''Highway To Hell'': il celeberrimo disco degli AC/DC è stato pubblicato il 27 luglio del 1979 e quindi quest’anno compie i suoi primi 40 anni di storia. Si tratta del sesto album in studio della band australiana e l’ultimo pubblicato con ancora Bon Scott alla voce: con questo capolavoro, il gruppo raggiunse il culmine del successo, raddoppiato poi con il disco successivo, ''Back In Black''.
Oggi ''Highway To Hell'', la canzone che riprende il titolo dell’album, a 40 anni di distanza è ancora forse tra le più famose del rock mondiale, conosciuta anche dalle nuove generazioni. Secondo Malcolm Young, la storia di questo album parte proprio dal riff di questo brano e poi anche dal titolo: fu Angus Young a partorirlo, tra l’altro per puro caso, quando, parlando dell’estenuante tour del 1978, lo definì “una maledetta autostrada per l’inferno”. Quale migliore titolo per un album rock?
I risultati si videro subito: ''Highway To Hell'' è stato il primo disco degli AC/DC a vendere milioni di copie e il primo ad arrivare nella Top 10 britannica e ai primi posti delle classifiche di paesi che non fossero l’Australia. “Quello fu l’album che ci ha fatto sfondare in America”, parola di Angus Young. Ma per raggiungere la vetta anche negli States, la band ha dovuto faticare e non poco. Tutto questo perché l’etichetta discografica americana Atlantic Records mise i musicisti sotto pressione affinché producessero in breve tempo un album in grado di scalare le classifiche.
Questa situazione di ansia e di grandi aspettative mise quindi Malcolm e Angus Young in difficoltà durante la lavorazione del disco: i due dovettero prendere decisioni non facili, come rinunciare all’aiuto del fratello maggiore George, che aveva prodotto i primi album della band; inoltre, in quel periodo girarono diverse voci sul possibile licenziamento di Bon Scott che, a causa del suo stile di vita dedito all’alcool, era ormai diventato una mina vagante, senza contare il fatto che la sua voce era nettamente peggiorata e quindi non ritenuta adatta per un pubblico più mainstream. Il cantante, invece, stupì tutti con una grande interpretazione in questo album; anche il nuovo produttore, Mutt Lange, portò a termine la sua missione egregiamente perché riuscì a fare esattamente ciò che l’etichetta americana chiedeva: un disco hard rock puro e senza fronzoli, fedele alle radici degli AC/DC ma allo stesso tempo dai contorni più definiti.
Il primo brano a essere registrato fu proprio la title track ''Highway To Hell'': il pezzo fece subito trovare la chiave di volta alla band che comprese bene ciò che Lange gli stava chiedendo. Gli altri 9 brani furono composti subito dopo e la registrazione dell’album durò appena 3 settimane. Gli AC/DC avevano trovato subito la strada che si è poi rivelata essere quella giusta. Alcuni brani dell’album, come ''Girls Got Rhythm'', ''Shot Down In Flames'' e ''Get It Hot'', furono basati molto sul ritmo, mentre ad altri come ''Walk All Over You'', ''Beating Around The Bush'' a ''If You Want Blood (You’ve Got It)'', fu data, invece, un’impronta dell’hard rock più brutale, quella che ha poi conquistato definitivamente il pubblico. La nascita dell’ultimo brano citato, tra l’altro, è davvero emblematica: il testo e il titolo furono partoriti dalle menti di Bon Scott e Angus Young ai tempi del Green Festival. “Un tizio di una troupe cinematografica si avvicinò a me e Bon chiedendoci come sarebbe stato il nostro show – raccontò a proposito Angus – Bon gli rispose ‘Hai presente quando i cristiani venivano dati in pasto ai leoni? Ecco, in questo caso noi siamo i cristiani!’. Il tizio poi chiese la stessa cosa anche a me e io risposi ‘Se vogliono il sangue, è ciò che avranno!’”.
Tuttavia, è in brani come ''Love Hungry Man'' e ''Touch Too Much'' che l’influenza del produttore si fece sentire maggiormente e dove la voce di Scott fu portata al massimo della sua estensione. Malcolm e Angus, in realtà, avevano dei dubbi su questi due brani, in particolare su ''Touch Too Much'': il pezzo, però, presentava tutti i tratti distintivi degli AC/DC, un ritmo rock puro e un testo scritto da Bon che parlava di una donna paragonata a una Venere. È proprio in questa canzone che Lange intervenne più che in altre, chiedendo alla band di rallentare un po’ il ritmo per far sì che il riff risaltasse, così come la voce di Scott. Come brano di chiusura dell’album fu poi inserito ''Night Prowler'', una canzone intensa, un po’ dark e un po’ blues, dal testo molto incisivo in cui Bon si immedesimò nella figura di un pericoloso vagabondo. Ogni singola parte di questo album, insomma, fu creata ad hoc per funzionare perfettamente insieme alle altre e le cose andarono proprio come ci si aspettava.
Una volta completato l’album, la band dovette poi scontrarsi con la Atlantic Records per il titolo: ''Highway To Hell'' fu giudicato eccessivo per il pubblico americano, dove era presente una forte componente cristiana che di sicuro avrebbe criticato il gruppo e polemizzato sull’album. Anche questo andò come previsto: gli AC/DC furono attaccati non solo per il titolo del disco, ma anche per la copertina, dove Angus fu raffigurato con le corna e la coda da diavolo. Neanche a dirlo, iniziarono le dicerie su presunti messaggi subliminali diabolici inseriti nell’album e percepibili sentendo il disco al contrario: “Accidenti, perché ascoltarlo al contrario? – commentò scherzando Angus Young – c’è scritto sulla copertina: Highway To Hell!”.
Dicerie e questioni morali non riuscirono comunque a fermare il rapido successo del disco, rafforzato anche dal successivo tour e da alcune esibizioni memorabili, come la loro prima apparizione al Madison Square Garden in apertura a Ted Nugent, o quella al Wembley Stadium in apertura agli Who nell’agosto del 1979, due performance che conquistarono gli spettatori. A settembre l’album fece guadagnare agli AC/DC il primo disco d’oro negli Stati Uniti, grazie al mezzo milione di copie vendute. “Quello fu il primo segnale che le cose stavano davvero iniziando ad andare bene per noi”, disse in proposito Cliff Williams. E aveva ragione: alla fine dell’anno l’album aveva ormai raggiunto vendite stratosferiche e, intanto, concerto dopo concerto, anche grazie all’innegabile presenza scenica e al talento di Bon Scott, la popolarità della band continuava a crescere a ritmi spaventosi. “Questa diventerà una delle più grandi rock band del mondo – disse il cantante dopo il concerto al Madison Square Garden – dateci un anno o due e questo posto lo riempiremo da soli”.
Peccato che Bon Scott non riuscì a vivere quello che aveva previsto. Ironia della sorte, se da una parte ''Highway To Hell'' aprì definitivamente le porte dell’Olimpo del rock agli AC/DC, dall’altra ha infatti rappresentato il canto del cigno di Bon Scott. Il 19 febbraio del 1980, poco meno di un mese dopo la fine del grandioso tour legato all’album, il frontman è stato ritrovato morto a Londra dopo una notte di presunti eccessi alcolici. Le congetture sulla sua morte durano da quel momento e probabilmente non si sono ancora esaurite, ma ciò che conta è che i suoi compagni non si sono fermati; la scomparsa di Scott arrivò davvero nel momento di maggior vigore della band, ma è proprio di fronte alle difficoltà che i veri artisti riescono a tirare fuori il meglio.
E gli AC/DC ci sono indubbiamente riusciti: quanto accaduto ha chiuso il primo capitolo della loro storia e loro sono andati avanti, ormai lanciati com’erano su tutti i fronti e soprattutto a livello mondiale. Un anno dopo ''Highway To Hell'', infatti, la band pubblicò ''Back In Black'' con il nuovo frontman, Brian Johnson, alla voce; si tratta di un disco che fu fortemente influenzato dalla scomparsa di Scott nei temi e nei toni, ma che divenne poi quello di maggior successo, con oltre 50 milioni di copie vendute in tutto il mondo.
Il resto è storia nota. 40 anni dopo ''Highway To Hell'' la band è ancora sulla cresta dell’onda: dopo il grande tour del 2016 con Axl Rose alla voce, gli AC/DC stanno per tornare in scena con un nuovo album e con un nuovo tour mondiale con Brian Johnson di nuovo al suo posto, carichi per regalare ancora una volta un grande spettacolo ai propri fan e pronti a scrivere un altro capitolo della loro storia. (Virgin Radio)