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20/11/2024
22/03/2017 GENESIS
Mike Rutherford riporta in vita i Mike + The Mechanics: il 7 aprile uscirà il nuovo album ''Let Me Fly''
Mike + The Mechanics, la band fondata nel 1985 dal bassista e chitarrista dei Genesis Mike Rutherford, saranno all’Alcatraz di Milano lunedì 11 settembre per presentare il nuovo album ''Let Me Fly'' (BMG), la cui uscita è prevista per il prossimo 7 aprile. Le prevendite saranno aperte sul circuito Ticketone (online e punti vendita) dalle 10 di venerdì 24 marzo. Mike Rutherford ha molti motivi per cui sorridere in questo momento e l’album di imminente uscita ''Let Me Fly'' è un vero e proprio distillato di tutto ciò che c’è di buono in Mike + The Mechanics: lo stile compositivo, la spinta verso l’affermazione della vita e un pizzico di follia. ''Let Me Fly'' trabocca della gioia che ha contrassegnato l’intera esistenza della band e, come sempre, presenta una serie di personaggi che non sempre sono degli onesti cittadini, come ad esempio lo sfortunato casanova di ''Don’t Know What Came Over Me'', il primo singolo estratto dall’album. Il capo dei Meccanici, Mike Rutherford, spiega: «C’è questo tizio felicemente sposato, che ama la sua signora e tutto è meraviglioso. Poi, una notte, ha un attimo di sbandamento e perde tutto ciò che ha per un’avventura di una sola notte. Sa che è stato solo un momento di follia ed è tormentato dal rimorso. Sarà perdonato? La canzone non dice come va a finire. E no, non è un pezzo autobiografico!». Il 2017 vede Mike + The Mechanics festeggiare i 32 anni di attività, e oltre all’uscita del loro ottavo album e al conseguente tour, la band sarà lo special guest del megaconcerto di Phil Collins ad Hyde Park in occasione del British Summer Time Festival. ''Let Me Fly'' ha iniziato a prendere forma nel 2011 durante il tour di ''The Road'', il primo album con l’attuale line-up: lo stesso Rutherford (chitarra e basso), Luke Juby (tastiere), Gary Wallis (batteria), Anthony Drennan (chitarra) e i vocalist Andrew Roachford e Tim Howar. «I Mechanics non hanno mai fatto molti concerti, quindi abbiamo iniziato a fare ciò che ho fatto personalmente 40 anni fa e a costruirci un nome. Abbiamo fatto festival europei, tour nel Regno Unito e concerti in piccole venue e sì, mi sono davvero chiesto se alla mia età fosse il caso di suonare alla Portsmouth Guildhall, ma dobbiamo essere una grande live band. La chimica funziona perché siamo delle persone molto differenti tra noi, ma accomunate dall’essere divertenti e un po’ folli – se ci fossero stati problemi tra personalità non sarei riuscito ad andare avanti. E avevamo bisogno di canzoni nuove». Brian Rawling, amico di Mike e produttore di David Bowie, Tina Turner, la ''Believe'' di Cher e la hit ''Now That You’ve Gone'' degli stessi Mike + The Mechanics ha ricoperto il ruolo di “regista” di ''Let Me Fly''. Rawling ha presentato Mike al cantante degli Johnny Hates Jazz Clark Datchler e nel dicembre 2015 ha avuto inizio un nuovo sodalizio artistico tra i due. «Ci siamo seduti a un tavolo e ha funzionato fin dal primo giorno. Clark è un vero scrittore e ha portato qualcosa di nuovo. Gli mandavo qualche strofa e con lui prendeva vita. Non abbiamo mai avuto giornate di stanca». Durante il percorso di scrittura, Mike ha collaborato anche coi suoi vecchi amici Fraser T. Smith (Kano, Kaiser Chiefs, Adele, Sam Smith) e Ed Drewett (One Direction, Professor Green), insieme ad entrambe le voci dei Mechanics. I grandi studi di registrazione erano fuori discussione, e Mike e uno dei cantanti registravano di volta in volta dei demo da passare agli altri e, strato dopo strato, le canzoni si sono evolute in qualcosa di davvero speciale. «Non si va più negli studi: registrare in questa maniera ti dà la sensazione di lavorare di volta in volta sulle parti migliori: i brani vanno davvero fatti nascere». I risultati sono piaciuti al capo dei Meccanici. «''The Road'' non ha cambiato il mondo di nessuno perché l’abbiamo scritto subito dopo esserci incontrati. Ora abbiamo imparato a suonare insieme. Per me significa dimostrare che sono in grado di scrivere una buona canzone, ma più invecchi e meno ti concedi di dire “Non è male”, meno fingi e più diventi duro con te stesso. La parte più dura di tutto il processo è rimanere interessanti, ma chiunque dica che il successo non gli interessa è un bugiardo: ciò che realmente vuoi è che ciò che fai piaccia alle persone. Solo in quel momento senti che ne è valsa la pena. È davvero così semplice. Oh, e mia moglie lo adora più di qualsiasi altro album io abbia mai fatto! Fidatevi di me: questo è veramente un ottimo segno».