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news - rassegna stampa

26/12/2016   GEORGE MICHAEL
  Addio a George. L’ex cantante degli Wham! aveva solo 53 anni

Migliaia di commentatori in tutto il mondo hanno parlato del 2016 come dell’«anno orribile» per la musica internazionale. E’ vero, a memoria d’uomo non si ricordano dodici mesi così tristi per i 40, 50, 60enni che hanno perso alcuni dei punti di riferimento della loro crescita musicale. George Michael è l’ultimo in ordine di tempo ma anche per lui, così come è per Prince o David Bowie, c’è stata la sorpresa dell’evento inaspettato. Si sapeva che l’uomo aveva avuto problemi di salute per l’abuso di stupefacenti ma nulla faceva presagire un epilogo così drammatico. Fra qualche giorno, dopo l’esame autoptico, sapremo quale sarà stata la vera causa del decesso ma è certo che se di insufficienza cardiaca si è trattato, le cause non saranno da ricercare solo nella sfortuna di un cuore malato. George Michael se ne va e lo fa nel peggior momento della sua carriera. Una vita artistica da oltre centoventicinque milioni di dischi venduti (24 con il compagno Andrew Ridgeley negli Wham! e oltre 100 come solista) che negli ultimi anni si era via via consumata per colpa di canzoni non proprio eccezionali. «Voglio diventare una popstar così da poter essere amato e ammirato dal maggior numero di persone» scriveva un giovanissimo Georgios Kyriacos Panayiotou (il vero nome) nella sua personale lettera dei desideri quando ancora sperava di entrare nel music business. Ecco, proprio l’essere sceso dall’Olimpo, l’essere tornato fra gli uomini e aver abbandonato quello scranno che negli anni ’90 gli aveva riservato un posto fra i più grandi per George deve essere stato inaccettabile. Non importa se sei ricco in modo sconsiderato, se ti sei tolto tutti i vizi possibili e immaginabili, se le tue canzoni sono nel forziere dove si tengono i gioielli del pop di sempre. Oggi ti senti vuoto, passi le serate in locali di infimo ordine dove qualcuno ti riconosce e si chiede come mai tu sia finito così in basso. Forse a George sono venute in mente le parole di quel cinicone di Mick Jagger che un giorno disse: «George Michael? Solo un parrucchiere con velleità da canterino». Quando il leader dei Rolling Stones fece quelle dichiarazioni in tanti lessero una grande invidia. Non era un periodo d’oro per i Rolling e Michael, invece, macinava una hit dopo l’altra, cantava in duetto con Elton John, Mary J. Blige, Aretha Franklyn, fece un’esibizione con i Queen (al posto dello scomparso Freddie Mercury) da antologia, ed era amato, idolatrato, invidiato. Purtroppo però il “viale del tramonto arriva” (prima o poi) per tutti e nessuno può sapere quale sarà lo stato d’animo di chi lo imboccherà. L’impressione è che l’insufficienza cardiaca della quale si è parlato nel bollettino ufficiale della famiglia che annunciava la morte del cantante sia da interpretare. L’insufficienza, cioè ciò che è mancato al cuore di George Michael non ha a che fare con globuli bianchi o rossi ma con l’amore. Quell’amore che il cantante ha sempre chiesto a un pubblico che ultimamente era distratto, incapace di pompare “linfa sentimentale” in un cuore che, senza la sua “linfa”, il 25 dicembre ha smesso di battere. (La Stampa)