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news - rassegna stampa

15/11/2013   LOU REED
  Al Lincoln Center di New York si è svolta la commemorazione del grande cantante scomparso

New York è sempre apparsa abbondantemente nei lavori dell’appena scomparso Lou Reed, quindi è giusto che siano stati i newyorkesi per primi a omaggiare l’icona scomparsa il 27 ottobre scorso in uno degli scenari a loro più familiari. Un tributo a Reed si è svolto pubblicamente ieri vicino alla Paul Milstein Pool and Terrace del Lincoln Center. L’evento, intitolato ''New York: Lou Reed at Lincoln Center'', era stato annunciato sulla pagina Facebook di Reed come un “raduno aperto a tutti, senza discorsi, senza performance dal vivo, solo con la voce di Lou, la sua chitarra, le sue canzoni: verranno suonate le registrazioni scelte da famiglia e amici”. L’evento si è svolto esattamente come da programma, con le canzoni di Reed amplificate attraverso il sound system in tutto il piazzale, trasformando tutta l’esperienza in qualcosa di sonico e impetuoso. Il memorial della durata di tre ore si è aperto con l’impatto a tutto volume della chitarra elettrica e delle percussioni tribali che hanno introdotto la turbolenta title track di ''The Blue Mask'', l’album di Reed del 1982. La speciale playlist ascoltata dal pubblico ha pescato dai molti momenti di rilievo della carriera di Lou Reed, attraverso tutti i suoi 45 anni sia come componente dei Velvet Underground che come solista. ''Sally Can’t Dance'', ''Femme Fatale'', ''Heroin'', ''I’m Waiting for the Man'', ''Waves of Fear'', ''Sunday Morning I Love You'', ''Suzanne'', ''Pale Blue Eyes'', ''Dirty Blvd.'' e ''Sweet Jane'' sono state solo alcune delle canzoni suonate. Il programma ha raggiunto il suo apice con l’epica e gloriosamente rumorosa ''Sister Ray'' da ''White Light/White Heat'', seguita dalla commovente ''Think It Over'', dal successo mondiale ''Walk on the Wild Side'', ''All Tomorrow’s Parties'' e dal rock insolente di ''Set the Twilight Reeling''. L’evento si è concluso con un ultimo lampo di rumore, una porzione del discusso ''Metal Machine Music'' del 1975. Durante l’omaggio, anche Laurie Anderson è apparsa a sorpresa, fermandosi a parlare con alcune delle persone sedute nelle prime file. Il tributo è stato tutt’altro che solenne, e invece ha assunto i contorni di una celebrazione tanto informale quanto rispettosa, sostenuta dalla musica elettrizzante di Reed. Tra il pubblico tante facce anziani quanto quelle giovani, sedute o in piedi ma comunque immerse nella musica. Ci sono stati abbracci e parole, con molti giornalisti presenti. Ogni canzone è stata salutata da applausi e grida di approvazione. Senza cartelloni a pubblicizzare l’evento, e senza nemmeno una foto di Reed o altri segnali a indicare la presenza di un tributo, per tre ore hanno parlato solo le canzoni. (Rollingstonemagazine)